Caso scommesse, Marcel Vulpis (ex vicepres. LegaPro) e Aldo Serena (ex calciatore): “Difficile credere solo alla ludopatia”

Il caso scommesse che da qualche giorno sta coinvolgendo i calciatori Tonali, Zaniolo e Fagioli è ormai diventato uno degli argomenti principali su tutti i media sportivi e non solo. Una vicenda che divide l’opinione pubblica, tra chi condanna questi ragazzi, chi prova a giustificarli, e chi ancora scomoda il tema della ludopatia.

Confusione e diversità di punti di vista per una situazione che invece merita chiarezza e va affrontata con delicatezza e attenzione, senza giudizi affrettati e senza confondere il gioco illegale da quello legale. A tal proposito sono tanti i personaggi dello sport e del calcio che hanno espresso giudizi sulla vicenda.

Marcel Vulpis, ex vicepresidente vicario della LegaPro, ha affidato ad Agimeg il suo pensiero: “La ludopatia non so fino a che punto sia la causa primaria di quanto accaduto, sto notando che da parte di alcuni importanti dirigenti del calcio italiano c’è una lettura della realtà solo a senso unico, definendo tutti i calciatori oggetto della inchiesta come ludopatici. Al momento non c’è assolutamente certezza e il giudizio mi è’ sembrato troppo affrettato”.

“Non si capisce come si sia arrivati a questa conclusione medico-scientifica, piuttosto mi focalizzerei sul contesto in cui vivono i calciatori. Si tratta di ragazzi fragili, giovani, con stipendi assolutamente fuori dalla media anche comparandoli a quelli di top manager di multinazionali. Questo potrebbe portare il soggetto calciatore a condurre una vita talvolta anche pigra e annoiata. Si allenano qualche ora e neanche tutti i giorni, quindi cosa fanno tutto il resto del tempo? Quando qualcuno si annoia, può essere portato a fare delle scelte fuori schema”.

“Si parla di ludopatia con troppa facilità: ma chi definisce questi calciatori come ludopatici, come ha fatto ad arrivare a questa diagnosi? Su quali basi medico-scientifiche lo ha fatto? – si chiede Marcel Vulpis – Con questo modo di ragionare si vanno a toccare aziende del gioco pubblico che investono, che hanno rapporti con lo Stato, che sono legali e che da sempre predicano un gioco responsabile e misurato. Non si è mai vista un’azienda di betting che fomentasse lo scommettitore portandolo a giocare di più, anzi è tutto il contrario. Forse qui qualcuno non conosce neppure la differenza tra un operatore .it è uno irregolare/illegale (ovvero i .com)”.

“Con questo approccio non solo non risolveremo il problema della ludopatia ma ciclicamente ci troveremo sempre di fronte a problematiche di questo tipo, perché vengono esaminate con la pancia e non con la testa, senza mai arrivare alla risoluzione tecnica del problema. Ma prendiamo l’unico aspetto positivo di questa triste storia: forse è arrivato il momento di azzerare il Decreto dignità’, che ha portato appunto tanti italiani (inclusi questi calciatori) a giocare sul mercato parallelo, uscendo dal sistema del gioco pubblico lecito d regolamentato, dove invece i controlli sono e sarebbero stati severissimi”.

“Ricordo inoltre che tutti questi calciatori hanno partecipato a corsi e riunioni all’interno dei propri club, in cui vengono spiegati quali sono i rischi che corrono nello scommettere. Quindi bisognerebbe anche porsi domande sulla funzionalità di questi corsi, che evidentemente andrebbero strutturati in modo diverso nel futuro. Poi il rispettare le regole sta anche nel proprio modo di essere, è anche una questione personale e di coscienza. Quindi forse questi ragazzi hanno pensato di essere superiori a queste regole”, ha proseguito Vulpis.

L’ex vicepresidente vicario della LegaPro ha concluso: “Adesso dobbiamo vedere come si muoveranno le autorità, perché nel calcio c’è sempre grande clamore per poi però arrivare mesi dopo a pene minime o a dei nulla di fatto. Non mi pare ci sia un sistema punitivo, anzi questo è un mondo che poi tanto riaccoglie tutti. Non parliamo di ludopatia, che qui non c’entra nulla. Il nostro è un paese ipocrita, in cui non c’è mai l’assunzione delle colpe, ma piuttosto la ricerca di un altro colpevole su cui scaricare le responsabilità, in questo caso la ludopatia. Invece bisogna prendere i presunti colpevoli, certificare se hanno sbagliato o meno, e nel caso punirli”.

Anche Aldo Serena, ex campione di calcio, ha espresso il suo parere sull’argomento: “Non credo sia soltanto ludopatia. Ho paura che questa vicenda ci racconti qualcosa di più ampio sulla nostra società, qualcosa che ci riguarda come adulti e come genitori di persone sempre più fragili”, le sua parole in un’intervista al quotidiano La Repubblica.

“I giovani hanno tutto, arrivano in alto in fretta, alcuni hanno contratti ricchissimi e nessun bisogno di denaro. Eppure, corrono il rischio di farsi marchiare per sempre – ha proseguito Serena – Intere generazioni risucchiate da smartphone e tablet, ragazzi intrappolati lì dentro. E, quando sono bambini al campetto, i loro genitori cominciano a montarli con le illusioni, i soldi, la carriera. Ormai è un modo di interpretare la vita. E ogni rapporto con gli altri è filtrato da questi aggeggi elettronici, che sarebbero strumenti magnifici se non venissero usati solo così”.

“Guardo i calciatori di oggi, bambini mai cresciuti, mentre scendono dal bus con le cuffie, immersi nei loro mondi: una scena che mi trasmette enorme solitudine. Ormai è sempre più difficile stabilire il confine tra lecito e illecito”, ha sottolineato ancora Aldo Serena. lb/AGIMEG