Donald Trump violò l’embargo a Cuba a fine anni ’90 per fare affari nel settore dei casinò. E’ quanto sostiene ‘Newsweek’, citando interviste con ex responsabili esecutivi, documenti interni e materiale giudiziario. In base a questi, l’allora Trump Hotels & Casino Resorts pago’ almeno 68mila dollari nel 1998 a uno studio di consulenza in modo da farlo apparire legale come attività di beneficenza. E Trump ne sarebbe stato a conoscenza. Il viaggio segreto a Cuba dei suoi consulenti venne rimborsato mentre poco tempo dopo Trump si lanciò nella sua prima campagna presidenziale come aspirante candidato delPartito Riformista, promettendo alla comunità cubano-americana di Miami di mantenere l’embargo e di non investire sull’isola finché fosse rimasto al potere Castro. All’epoca, qualsiasi viaggio di un americano a Cuba doveva ricevere lo specifico via libera del governo americano, che garantiva l’accesso solo in casi limitati per motivi umanitari. Senza l’autorizzazione federale, l’invio di consulenti a Cuba si profila come violazione dell’embargo, hanno sostenuto gli esperti. Secondo un’ex dirigente della società di Trump, l’obiettivo del viaggio sull’isola era guadagnare un vantaggio strategico per la società del miliardario newyorkese nel caso Washington avesse allentato o addirittura revocato le limitazioni commerciali. Una volta lì, i consulenti incontrarono esponenti del governo, banche e aziende per esplorare possibilità commerciali per l’impresa di casinò. Alla fine degli anni ’90, infatti, la società navigava in cattive acque: solo nel 1998 aveva perso 39,7 milioni di dollari, e le sue azioni erano crollate dell’80%, da 12 a 2,75 dollari. lp/AGIMEG