Il voto espresso dai consiglieri regionali valdostani sui finanziamenti pubblici al Casinò di Saint-Vincent si deve considerare “coperto dalla garanzia di cui all’articolo 24” dello statuto speciale della Regione autonoma e dunque “la Corte dei Conti, nel giudizio” che ha portato alla condanna di 18 consiglieri, di cui 6 attualmente in carica, ha “agito in carenza assoluta di potere, ledendo le attribuzioni costituzionali della Regione che, ai termini dell’articolo 134 della Costituzione, possono essere tutelate nella forma di conflitto di attribuzione tra Regione e Stato”. E’ quanto si legge nel parere pro veritate firmato lo scorso 7 settembre dal giurista Giovanni Guzzetta su richiesta di alcuni consiglieri regionali valdostani (tra cui il Presidente della Regione, Erik Lavevaz) al centro del dibattito del Consiglio regionale straordinario.
La sentenza della Corte dei Conti che ha condannato, in secondo grado, 18 consiglieri regionali della Valle d’Aosta ravvisando un danno erariale nella concessione di finanziamenti pubblici tra il 2012 e il 2015 al Casinò di Saint-Vincent “produce pregiudizio alla futura ‘amministrabilità’ della nostra regione”. E’ quando ha detto Pierluigi Marquis in apertura dei lavori del Consiglio Valle straordinario convocato, come da lui stesso spiegato, nell’ambito di una “dinamica dettata dal deposito della sentenza della terza Sezione centrale di Appello della Corte dei conti relativa alla vertenza Casa da gioco pubblicata a distanza di nove mesi dall’udienza nel pieno della stagione estiva”. Marquis, attuale consigliere regionale del gruppo Alliance Valdôtaine-Stella Alpina, ex presidente della Regione e tra i 6 consiglieri tuttora in carica condannati dalla magistratura contabile, ha parlato a nome dei 16 consiglieri che avevano chiesto la convocazione dell’assemblea. Secondo Marquis “se questo precedente fondato su un “giudizio soggettivo” sarà confermato e farà giurisprudenza, c’è da domandarsi legittimamente come sarà possibile, d’ora in avanti, fare delle scelte politiche, anche coraggiose, in una realtà montana caratterizzata da piccoli numeri e in cui i rapporti costi-benefici debbono essere inevitabilmente letti e valutati diversamente rispetto alle più grandi realtà urbane”. Marquis, dopo aver chiarito “proprio per evitare fraintendimenti” che “la richiesta di convocazione di questo Consiglio nulla ha a che vedere con la posizione personale dei singoli soggetti, che avranno tutte le possibilità di adire la Corte di Cassazione, anche singolarmente, per fare valere i propri diritti e le proprie ragioni”, ha evidenziato che quella della sentenza Casinò è “un precedente molto pericoloso poiché replicabile a qualsiasi altra materia di competenza e a qualsiasi altra assemblea regionale, provinciale e/o comunale, in quanto questo approccio mette in grave discussione lo status e l’autonomia di un eletto in qualsivoglia assemblea rappresentativa”. cdn/AGIMEG