“I ludopati, secondo l’ultimo studio, sono 1,5 milioni, probabilmente non per tutti il disturbo e’ conclamato. Ma poi ci sono altre 1,4 milioni di persone che sono giocatori problematici. Il sommerso in ogni caso è enorme, e dovremmo essere pronti a offrire sostegno a 1,5 milioni di persone”. Lo ha detto Onofrio Casciani, responsabile dell’Unità Azzardo Roma 1, presentando il programma di formazione sul Gap nel corso del convegno sul gioco patologico che si sta svolgendo presso la Regione Lazio. “La prevenzione non è una cosa che mi affascina, non si può fare prevenzione sulla base dell’intuizione di qualcuno e delle disponibilità economica. La prevenzione va fatta sulla base di evenienze scientifiche”, ha continuato Casciani. “Il gioco è studiato per attrarre le persone più vulnerabili, non tutti ad esempio sono attratti dalle slot. Non sto parlando di proibizionismo, ma la prima prevenzione dovrebbe essere quella di non stuzzicare i soggetti vulnerabili”. Casciani ha quindi sottolineato che ci sono una serie di difficoltà nell’offrire assistenza ai giocatori patologici. “Oggi c’è uno stigma sociale che grava sui giocatori problematici molto di più che sui tossicodipendenti. Inoltre, non c’è una distinzione netta tra il gioco patologico e quello meramente problematico. E ancora, bisogna creare una rete di assistenza adatta, non solo sul fronte delle cure. Il giocatore patologico ha delle remore a rivolgersi a un centro dove trova tossicodipendenti e alcolisti, soggetti con cui non si identifica. Inoltre, il gioco patologico può essere il sintomo di una patologia psichica più grave, e a quel punto è inutile intervenire sul gioco”. lp/AGIMEG