“L’articolo 13 della delega fiscale parla di razionalizzazione, concentrazione e specializzazione dell’offerta dà dei principi magari giusti che però, se letti e definiti male, possono destare la preoccupazione di quella che è la più importante fetta del comparto che è quella della rete generalista, che è fatta di tabaccai e bar”. E’ quanto ha spiegato Geronimo Cardia, presidente di Acadi, Associazione Concessionari di Giochi Pubblici.
“In quel passaggio si dice che quando sarà ridefinita la distribuzione sul territorio, occorrerà rispondere a questi criteri. Quindi innanzitutto è chiaro che l’intento del legislatore è ridefinire la distribuzione sul territorio. Il punto è come perchè il rischio è che con il cambiamento non vi sia una equilibrata distribuzione fra punti generalisti e specializzati”, ha aggiunto.
“Per noi è importante che resti questa attuale distribuzione fra punti specializzati e generalisti e che non venga limitata l’offerta a questa seconda tipologia di distributori. Tutto questo nell’interesse pubblico per la tutela dell’utente, il presidio di legalità, l’emersione del gettito sommerso e poi l’occupazione”, ha sottolineato il presidente di Acadi in un’intervista a Verità&Affari.
“Abbiamo rappresentato in commissione finanze questo campanello d’allarme, ma abbiamo dovuto prendere atto che per esigenze di celerità legate ai tempi che il governo ha scelto per la delega fiscale, tutti gli emendamenti cui avevamo lavorato sono stati eliminati. Di qui la nostra preoccupazione per evitare errori soprattutto nei decreti legislativi delegati che ci saranno nelle prossime settimane e mesi quando ci si occuperà della distribuzione sul territorio, si abbia la consapevolezza dell’importanza della rete generalista, assicurandole il giusto spazio in rapporto al network specialistico”, ha continuato.
“Se non c’è chiarezza, un operatore non può rientrare degli investimenti o programmarne di nuovi. Il legislatore ha compreso che o si mette a tavolino con le Regioni per sistemare la questione territoriale oppure si finisce in un cortocircuito l’intero sistema concessorio. Dal 2011 in poi si è andati avanti a suon di proroghe e rinvii da parte delle Regioni”, ha concluso. cdn/AGIMEG