Cangianelli (Pres. EGP-FIPE): “Distanziometri e limiti orari di gioco non sono soluzioni efficaci contro gioco patologico. Senza certezza sulle concessioni, gli operatori della rete fisica non possono investire per aumentare tutela dei consumatori”

“Il periodo pandemico ha complicato le cose nel settore del gioco regolamentato. Esistono patologie legate al consumo di gambling, ma ci sono milioni di persone che utilizzano il gioco come sano intrattenimento. Nel dibattito pubblico un rilevante numero di persone parla di cancellazione dell’ offerta di gioco legale, posizione a nostro avviso non di interesse della collettività, in quanto si basa sulla vana illusione di annullare la domanda di gioco”.

Lo ha detto Emmanuele Cangianelli, Presidente Esercenti Giochi Pubblici – FIPE, nel corso del convegno ” ̀ , ” presso il CNEL.

“La materia è estremamente complessa e richiede valutazioni multidisciplinari con un confronto tra voci e interessi diversi. Sul tema serve un approccio che si basi su un confronto fra tutte le parti sociali. Il gioco è regolamentato dal 1948, si è scelto di sottoporlo a riserva di legge che individua forme di concessione come sistema di offerta ed accanto a questa si individua la regolamentazione delle soluzioni distributive e dei soggetti autorizzati per mettere sul territorio queste attività”.

“L’offerta di gioco regolamentata è un servizio pubblico essenziale: la necessità di organizzazione e limitazione è data non dalla natura del servizio – nessuno infatti pensa che scommettere sia un servizio essenziale – l’essenzialità è il controllo di questa attività e le regole a monte che servono a contrastare infiltrazioni della criminalità, tutelare i consumatori e mettere in prima fila i soggetti deboli”.

“Negli ultimi 20 anni – ha proseguito Cangianelli – si sono regolamentati fenomeni di mercato già esistenti, ma senza regole. Dai primi anni 2000 si è guidata una forte emersione del gioco, con conseguente crescita di gettito erariale, nel tempo aumentato in quanto sono aumentate le tassazioni sui diversi prodotti di gioco. Negli ultimi 10 anni sulle scommesse sportive e sull’online è proseguita questa emersione, così come l’incremento della tassazione”.

“E’ invece rallentata negli ultimi anni l’innovazione tecnologica e la ricerca efficace di soluzioni di prevenzione del consumo non consapevole, mentre al contrario sono state introdotte soluzioni come distanziometri o eccessive limitazioni degli orari, da ultimo l’introduzione della tessera sanitaria per apparecchi da intrattenimento”.

“Sotto pandemia, in due anni, il retail ha potuto continuare ad offrire gioco sostanzialmente 12 mesi su 24, cio’ ha ulteriormente indebolito i luoghi di gioco a diretto contatto con il consumatore. Vi è stata una contrazione delle reti retail ed è esploso il gioco online. Nell’ultimo anno le giocate sugli apparecchi sono state inferiori a quelle sulle lotterie, quelle delle scommesse sportive online sono 4 volte superiori rispetto a quelle sulla rete fisica, l’online oggi raccoglie il 60% delle puntate.

“Il retail è un ambito in cui è necessario compiere più investimenti, non facili da fare in quanto l’orizzonte concessorio è imbarazzante. Le concessioni per scommesse ed apparecchi sono in scadenza tra 4 mesi, quelle del bingo tra poco più di 1 anno. Non sono queste le condizioni in cui gli operatori retail sono economicamente nelle condizioni di fare investimenti per la maggiore tutela del consumatore“, evidenzia ancora Cangianelli.

“Per questo la necessità di questi investimenti è importante, per l’organizzazione degli spazi di gioco e per la formazione di tutti gli operatori. L’innovazione tecnologica è fondamentale, come associazione degli esercenti e dei concessionari in Confcommercio stiamo lavorando da un paio di anni sull’ introduzione del registro di autoesclusione anche nel retail, mentre è già attivo nell’online e nel 2020, con più di 87 mila persone iscritte in Italia”, ha concluso il Presidente EGP-FIPE. cr/AGIMEG