Campanella (pres. EMI Rebus): “A tutte le lavoratrici del settore: necessario scendere in piazza e protestare sulla chiusura delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo”

“Dopo sei mesi di chiusura il settore del gioco legale, il più penalizzato e non solo per avere il primato sui tempi di chiusura, ma anche per essere l’unico ad aver subito un aumento di tassazione durante la chiusura nel primo lockdown, oggi vive nella forte incertezza di sapere quando e come potrà riaprire le attività. Il Governo è molto attento e solerte nel predisporre la chiusura delle attività di gioco ma si dimentica quando deve stabilirne la riapertura”. E’ quanto ha dichiarato Antonia Campanella, presidente dell’associazione E.M.I. Rebus, che lancia un appello alle donne che lavorano nel settore dei giochi, di scendere in piazza per protestare sulla chiusura. “Pur essendo il terzo settore erariale – continua – pur avendo zone gialle – arancioni – rosse e nonostante i protocolli rigorosi adottati nelle varie attività di gioco per prevenire ogni fonte di contagio da Covid19, il Governo non si è mai soffermato neanche una volta su una possibile riapertura parziale del settore. I lavoratori del gioco pubblico restano inascoltati dalle tv, dalla stampa nazionale e persino davanti ad una manifestazione di circa 5000 lavoratori, il Governo resta impassibile. Quasi ci fosse una censura su di noi, quasi fossimo invisibili. La previsione di una terza ondata da Covid potrebbe essere il colpo di grazia per le imprese, composte da circa 150mila lavoratori, dopo aver già perso quella che é considerata l’alta stagione per le attività. Per le suddette ragioni e altre non esplicitate, é doveroso scendere con un presidio tutto al femminile del settore, richiamando la presenza e la partecipazione di tutte le imprenditrici, dipendenti, mamme, figlie, mogli che da questo settore traggono il proprio sostentamento, per manifestare in piazza Montecitorio, cercando di dare un nuovo colore, una nuova immagine di quello che realmente esiste dietro quel mondo così bistrattato e disdegnato che è il settore del gioco, che per i lavoratori un gioco non é”. es/AGIMEG