Camera, Anci: “Necessario riorganizzare l’ippica, che non può essere legata al Coni ed esclusivamente allo sport”

“Ringrazio per la sensibilità mostrata nei confronti dell’ippica con questa iniziativa. La scorsa settimana abbiamo incontrato il sottosegretario L’Abbate che ci ha presentato un progetto di riforma dell’ippica che per qualche verso andava in una direzione diversa dalla vostra proposta. Sono certo che le cose si potranno armonizzare. Riteniamo che l’ippica sia un’importante attività produttiva del nostro Paese e i riflessi della sua crisi sono sotto gli occhi di tutti. Questa proposta di legge tratta di un settore in forte crisi e che in questi ultimi 15 anni si è dovuto ridimenzionare con con ricadute produttive e occupazionali penalizzando i territori dove insistono ippodromi e centri di allevamento”. E’ quanto ha detto Santulli, delegato del Comune di Aversa, in occasione dell’audizione svolta dalla Commissione Agricoltura, presso l’Aula della Commissione Giustizia, ai rappresentanti dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), nell’ambito dell’esame della proposta di legge recante disciplina dell’ippicoltura e delega al Governo per l’adozione di disposizioni volte allo sviluppo del settore. “L’ippica dopo la soppressione dell’Unire ha subito una situazione anacronistica. Il gioco delle scommesse è cambiato, così facendo ha facilitato il gioco ma ha penalizzato le strutture complesse come l’ippica. Il settore ha subito importanti decurtazioni: si sono ridotte le giornate di corsa, molti allevamenti hanno chiuso perchè non c’è stato un rilancio del settore. La riforma organica che più Governi hanno provato a portare avanti non si è mai concretizzata. Come Comuni italiani abbiamo quasi tutti le proprietà degli ippodromi. In una situazione di difficoltà come quella odierna comporta una difficoltà dai gestori e nostra ad avere le risorse che provenivano dal mondo delle corse e che ci permettevano di mantenere in buono stato gli impianti. Occorre riorganizzare l’ippica, che non può essere legata al Coni e non può essere legata esclusivamente allo sport. L’ippica è legata al mondo agricolo, agli allevamenti, fino ad arrivare agli ippodromi e alle corse. In Italia abbiamo 42 ippodromi, circa la metà non funziona da anni”, ha aggiunto Claudio Mazzanti, assessore ai Trasporti del Comune di Bologna. “L’auspicio è che il Parlamento possa, nel più breve tempo possibile predisporre una riforma organica che tenga conto delle peculiarità, che non sono del tutto assimilabili allo sport o alle scommesse, ma che hanno a che fare con un settore importante che va aiutato il più possibile”, ha continuato il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca. “La crisi dell’ippica è iniziata esattamente nel 2011 contemporaneamente alla trasformazione dell’Unire. Assi e Mipaaf sono stati incapaci di gestire e far crescere un settore che in altri Paesi ha raggiunto livelli di eccellenza con risvolti interessanti dal punto di vista erariale e occupazionale. Si dice che la crisi dell’ippica sia dovuta al fatto che le scommesse a base ippica non hanno retto il confronto con emergenti tipologie di scommesse. E’ un’affermazione giusta solo per una parte parziale. Il Mipaaf non ha avuto interlocuzioni con Mef e ADM per trovare soluzioni che avrebbero reso competitive le scommesse ippiche. Il lockdown ha pesato molto, ma in alcuni casi in concomitanza con il lockdown vi è stata un’impennata delle scommesse su base ippica. Sorge spontanea una domanda: sono fenomeni le Governance di quei Paesi o non è all’altezza il nostro ministero? Le corse dei cavalli non posso più aspettare. E’ necessaria una riforma salva ippica, sia attraverso un intervento legislativo sia attraverso una riforma delle scommesse che non dipende dal Mipaaf ma dal Mef e ADM”, ha aggiunto Lazzeri Marcello, consigliere comunale a Pisa. cdn/AGIMEG