Sono 27 le persone arrestate all’alba dal Ros e dai carabinieri di Napoli nell’ambito di un’indagine della Dda sulle attività imprenditoriali e finanziarie del clan di Lauro, di Secondigliano.
I carabinieri hanno anche sequestrato beni per 8 milioni di euro. Tra i reati contestati anche il concorso esterno in associazione mafiosa, la turbativa d’asta, e l’aggravante della transnazionalità legata al contrabbando di sigarette.
Secondo quanto emerso dalle indagini del Ros, dei carabinieri del comando provinciale di Napoli e della Dda l’aspirazione imprenditoriale ha trasformato l’organizzazione malavitosa. Il clan Di Lauro investiva anche in società di abbigliamento e creava brand.
In sostanza, secondo gli inquirenti, è stata messa in piedi una sorta di “Di Lauro spa”, che si è prodotta in investimenti in attività ritenute meno rischiose attraverso società intestate a prestanome, oggi oggetto di sequestro, con le quali il clan gestiva, per esempio, una nota palestra, una sala scommesse e alcuni supermercati. Anche il contrabbando di sigarette dall’est, in particolare dalla Bulgaria e dall’Ucraina, faceva parte del “core business” dei Di Lauro, con l’importazione circa una tonnellata e mezza di “bionde” che hanno rifornito i mercati illegali. Con un investimento di mezzo milione di euro, inoltre, secondo gli investigatori, reso possibile dai vertici del clan Di Lauro, è stata messa in piedi una fabbrica di sigarette (già sequestrata) per confezionare pacchetti di sigarette con tabacco estero da vendere in Italia e all’estero.
Le indagini dei carabinieri del Ros, del comando provinciale di Napoli e della Dda, si sono concentrate in particolare nell’arco di tempo che va tra il 2017 e il 2021: emerse attività illecite come lo spaccio di droga, estorsioni, minacce ai familiari di un pentito e anche agli imprenditori che partecipavano alle aste giudiziarie per costringerli a desistere. Inoltre, anche grazie al supporto dei clan Licciardi e Vinella Grassi, venivano revocate le richieste estorsive agli imprenditori riconducibili alla famiglia Di Lauro. cdn/AGIMEG