Baretta (Sottosegr. MEF): “I problemi del gioco non si risolvono con le distanze, ma con la razionalizzazione dell’offerta. Meno punti ma con regole uguali su tutto il territorio”

“Abbiamo tutti coscienza che stiamo parlando di un settore molto controverso nel dibattito pubblico, con seri problemi reputazionali, con un’attenzione della politica prevalentemente non favorevole al settore. Da questo punto di partenza non si può prescindere. Il compito che abbiamo davanti non è solo quello di tutelare le importantissime entrate fiscali, ma anche di collocarsi in una progettazione di visione di questo particolare settore, nell’ottica non di uno Stato etico, ma allo stesso tempo che non si ignori che ci sono problematiche di tipo sociale e sanitario”. Lo ha dichiarato, nel corso della presentazione del Rapporto della CGIA di Mestre organizzata dalle associazioni Astro e Sapar, Pier Paolo Baretta, sottosegretario del MEF.
“In questo contesto negli anni scorsi abbiamo tentato vari tentativi di riforma, qualcosa è stato fatto con l’accordo Stato-Regioni del 2017, ma altre cose non siamo riuscite a realizzarle. Il colpo di reni della politica come la tessera sanitaria ha prodotto effetti più negativi che positivi, non solo nell’ottica della propensione al gioco, ma ha portato con sé problemi di privacy. La novità è che la Nadef ci chiede di fare un riordino del settore del gioco, questo a mio giudizio è molto importante. Abbiamo un impegno collegato alla struttura di programmazione di iniziative di Governo, mi prendo la responsabilità di avviare un riordino del settore. Cercheremo di utilizzare il 2021 per fare il riordino e, immaginando che la struttura delle gare venga riallineata, poi si possa partire dal 2022. Anche perché ovviamente se oggi dovessimo fare le gare, non sarebbe facile scrivere i bandi. Penso solo al controllo da remoto degli apparecchi, non ancora realizzato, penso anche alla questione del numero e della distribuzione nel territorio dei punti gioco, oltre alla gestione delle distanze”.
Per Baretta “ci sono una serie di questioni rimaste incompiute che invece devono far parte di un necessario sistema di riordino. Obiettivo principale del riordino è quello di realizzare una situazione nella quale il gioco sia considerato una condizione normale della vita delle persone e la normalità nel gioco è che vi si partecipi in maniera non assidua. Per questo motivo la riforma dovrà avere due caratteristiche. La prima è la lotta alla compulsività e alla ludopatia: operatori devono essere protagonisti di un ripensamento di se stessi, la lotta alle dipendenza deve essere parte visibile e percepita dall’opinione pubblica, è la chiave di volta che consentirà la realizzazione di una serie di operazioni che vadano a tutela dell’occupazione e delle entrate. Il secondo fronte è invece rappresentato da un’evidente lotta e contrasto all’ illegalità diffusa, anche se non c’è un rapporto automatico tra diminuzione dell’offerta pubblica ed aumento del gioco illegale gestito dalla criminalità”.
Per il sottosegretario al MEF “per realizzare questi obiettivi servono due criteri. Il primo è riorganizzare l’offerta, compresa una sua possibile riduzione, i margini ci sono. Una riduzione senza riorganizzazione ha effetti solamente negativi, ma la riorganizzazione territoriale dell’offerta può consentire una riduzione. Diciamo che 100 mila punti gioco sono un eccesso oggettivo. I problemi legati al gioco non si risolvono con le distanze, ma con la razionalizzazione dell’offerta. In secondo luogo serve una omogeneizzazione delle regole a livello nazionale. Dall’accordo Stato-Regioni del 2017, che dettava le linee guida, sono intervenute applicazioni a livello regionale e comunale molto differenziate tra loro. Si è creata una competizione tra le diverse regioni, con la creazione di ‘zone rosse’ del gioco”.
“In quest’ottica bisognerà da un lato confermare il sistema concessorio, anche se sarà necessaria una riorganizzazione dei concessionari, in quanto sarebbe bene che in tema di rappresentanza si parli a voce unica, secondariamente va riorganizzata la filiera. Serve definire una nuova intesa tra gli operatori di gioco, gli enti locali e il decisore finale che è il Parlamento, per arrivare ad una legge. A mio avviso questo percorso può essere la strada per risolvere molte questioni. Lo Stato mantiene così un ruolo indiretto sul gioco, governando i processi finanziarie e sociali, dall’altro si costruisce un mercato che ha una sua razionalità, con regole condivise. Se con buona volontà, sapendo che dovremo affrontare delle difficoltà, ci mettiamo a lavoro, possiamo arrivare, in un arco di mesi ragionevolmente breve, a consegnare al Parlamento una nuova stagione di equilibrio per il settore, altrimenti il rischio è di perdere il controllo”, ha concluso Baretta. cr/AGIMEG