Banca BPER: “Lotta alla dipendenza del gioco d’azzardo che causa problemi alla società, ai datori di lavoro e aumenta il numero di disoccupati e poveri”

Dopo quasi un anno di chiusura delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo durante i lockdown per la pandemia da Covid19, un’estate rovente per gli aumenti vertiginosi di luce e gas, i “soliti” problemi legati alle tante normative regionali e comunali che a volte eliminano di fatto il gioco dal territorio, ancora una volta si diffondono dati sul settore assolutamente fuorvianti.

In un articolo de Il Sole 24 Ore, viene infatti riportata la notizia della presentazione del progetto “La trappola dell’Azzardo”, nato dalla collaborazione tra Bper Banca e Avviso Pubblico.

BPER Banca ha deciso di assumere anche un ruolo sociale all’interno di questo fenomeno che sempre più ha riflessi sulle famiglie e sulla comunità. Fino ad oggi sono state sottovalutate le gravi conseguenze e le ricadute sociali del fenomeno “Gioco d’azzardo patologico”. Il segnale forse più preoccupante è quello dei giovani, alcuni anche minorenni, che sono sempre più “attratti” dalle scommesse online e dalle slot machine”. E’ quanto ha dichiarato Flavia Mazzarella, presidente di Bper Banca, durante la presentazione del progetto.

Il Gruppo BPER da anni è impegnato su questo fronte, attuando diverse azioni volontarie che una Banca ha il dovere morale di porre in essere per tutelare i propri clienti e le loro famiglie, affiancandole con un’attività di sensibilizzazione e informazione che svolge nelle scuole o organizzando convegni nei territori in cui è presente, come quello di oggi nello splendido palcoscenico della città eterna insieme ad Avviso Pubblico che ci ha affiancato nella realizzazione di questo progetto”.

Insieme ad Avviso Pubblico, la banca ha deciso di organizzare un ciclo di incontri gratuiti riservati a studenti, personale scolastico e a tutti i cittadini per sensibilizzarli sulla necessità di prevenire e contrastare il disturbo da gioco d’azzardo.

Obiettivo del progetto “rendere le persone consapevoli di tutto ciò che il gioco d’azzardo comporta”, con un’intera giornata dedicata “alla legalità e alla corretta informazione sul gioco d’azzardo, all’insegna della prevenzione per una patologia che causa problemi alla società, ai datori di lavoro e aumenta il numero di disoccupati e poveri”. Come se il gioco pubblico non fosse legale…

E per avvalorare la tesi sul boom dei giochi in Italia, il quotidiano riporta alcuni dati sulla spesa del gioco online negli ultimi anni, sottolineando che “il lockdown non è stata l’occasione per i giocatori di allontanarsi dalla tentazione di sfidare la sorte, ma li ha indotti solo ad una “conversione” al web. Durante il Covid si è giocato d’azzardo su moltissime piattaforme e, spesso, per più tempo”.

La prova, come evidenza Il Sole 24 Ore, è nei numeri. Nel 2020 il gioco fisico è diminuito drasticamente a causa dei lockdown da Covid 19 che hanno costretto la chiusura di sale giochi, sale scommesse e sale bingo per ben 7 mesi su 12.

Di contro, il gioco online è aumentato. “In un solo anno, sono stati attivati ben 4 milioni e 277 mila conti di gioco su piattaforme online”, sottolinea l’articolo, “sono stati puntati 40 miliardi e 50 milioni di euro e sono stati persi 2 miliardi e 356 milioni”. La spesa per il gioco nel 2021 è aumentata di quasi il 18% rispetto al 2020, fatto però abbastanza normale vista la chiusura della rete fisica e soprattutto l’apertura in mesi dove si gioca sempre meno, quelli estivi. Tra l’altro, nello stesso periodo di chiusura, praticamente molte attività hanno registrato un aumento del fatturato online ed il gioco è semplicemente una di queste.

Ultimo dato che lascia interdetti è quello sui giocatori patologici. Secondo il quotidiano economico, “il numero ufficiale dei giocatori patologici che effettivamente si rivolgono ai Servizi per le Dipendenze è stimato in appena 40mila persone. Pertanto, la quasi totalità dei giocatori problematici o patologici presenti in Italia non ottiene aiuto e non segue un percorso di cura qualificato, anche perché in diversi casi non sa a chi rivolgersi e con quali modalità”.

Il giornalista, quando parla della quasi totalità di giocatori problematici o patologici presenti in Italia, probabilmente si riferisce al dato dell’Istituto Superiore di Sanità che però ha più volte sottolineato che circa un milione e mezzo di giocatori è a rischio di dipendenza e non è detto che lo siano o che lo diventino mai. Quali sarebbero quindi questi ludopatici che non chiedono aiuto e soprattutto chi può quantificarli visto che nemmeno loro si “denunciano”?

lp/AGIMEG