Il caso delle scommesse nel calcio sta facendo emergere molti risvolti giuridici che riguardano il gioco illegale. Una materia delicata che va trattata con prudenza e che sulla quale troppo spesso circolano voci fuorvianti e inesatte. Per fare chiarezza, l’avvocato Vincenzo Matera ha affidato ad Agimeg il suo commento.
“Il fenomeno delle scommesse non è un fenomeno solo di oggi ma ha radici radicate nel tempo. Perché un conto è scommettere sulle partite per alterare i risultati, come successo spesso in passato, ma diverso mi sembra quello che sta succedendo adesso, almeno al momento”, le sue parole.
“Si parla di giocatori che scommettono su siti illegali, ma come fanno ad arrivare su questi siti? Una persona qualunque, come fa a sapere se un sito è illegale? Non si capisce più cosa è legale e cosa non lo è. Visto che i siti legali, per il Decreto Dignità, non possono farsi pubblicità, questo ha creato una grande confusione perché chi vuole scommettere e va su internet non sa riconoscere se una piattaforma è legale o no”.
“C’è un problema di informazione – sottolinea l’avvocato Matera – Il divieto di pubblicità del Decreto Dignità ha creato disinformazione tra gli utenti del gioco. Lo Stato ci ha messo del suo per creare confusione anche nei confronti del giocatore. Si parla di siti illegali, ma come si fanno a riconoscere? Se mi basta andare su internet e aprire un sito, come faccio a supporre che quello stesso sito sia illegale se lo posso facilmente raggiungere?”.
“Se non vengo informato, come faccio a sapere che un sito .com è illegale? Non c’è informazione. Sarebbe importantissimo spiegare a tutti, calciatori e non, quale è la differenza tra un concessionario legale e uno non autorizzato. E anche i corsi che vengono fatti ai calciatori evidentemente non bastano”.
“Nell’ esempio concreto, Zaniolo dice di aver scommesso su poker e black jack, e questo di per sé non è assolutamente un reato. Inoltre c’è da aggiungere che un privato cittadino da casa con connessione propria è libero di collegarsi a qualsiasi sito con suffisso che sia .it o .com, .net…laddove trova convenienza particolare in base alle sue scelte ed esigenze di gioco”.
“L’obbiettivo delle procure è quello di trovare collusioni con ambienti criminali. Anche perché sembrerebbe che dietro questi siti, su cui avrebbero giocato i calciatori, ci siano organizzazioni dell’Est Europa, zona notoriamente ‘calda’ in cui operano soggetti anche già noti alle procure. Si sta dando troppo addosso a questi calciatori quando invece chi doveva aiutarli, ovvero lo Stato, ha le sue mancanze”.
“Inoltre, si sta utilizzando un soggetto come Corona, che a ben dire sembra sia un pluripregiudicato che sta raccontando qualcosa che si conosce da tempo. A quale fine? Chi sta alimentando queste notizie ben risapute? E se vogliamo dirla tutta, un sito di scommesse di quanti collaboratori si affianca come promoter online, e utilizzatori che fanno da passaparola e apportare nuovi clienti/giocatori? Tra questi ci sarà pure qualche persona che in passato o presente abbia avuto rapporti con criminalità organizzata, e scommettiamo che le procure apriranno qualche filone per indicare che le organizzazioni criminali gestiscono o minacciano e mettono sotto usura i calciatori italiani? Un po’ come quando un collaboratore di giustizia, dopo aver commesso tanti reati inizia a collaborare dicendo ciò che le procure vogliono sentirsi dire”, prosegue Matera.
“Mi chiedo a questo punto qual è la finalità di far emergere un personaggio come Corona in una vicenda già nota da anni? Non sarebbe il caso di ampliare la cultura del gioco come fanno in tanti altre nazioni, dove i principali sponsor delle squadre di calcio sono proprio i bookmaker? Un mercato più aperto e liberale come ideologia non sarebbe la fine di tanti tipi di processi mediatici e tortuosi che culminano sempre con la pena di pochi e quasi sempre degli stessi? Basti pensare che il Decreto Dignità, che sta creando non pochi problemi al mercato italiano e all’indotto, è stata un’idea del movimento 5 Stelle, che ad oggi conta tra le sue fila l’ex capo dell’antimafia nazionale Cafiero De Raho”.
“Ecco perchè in Italia resteremo, con tali modus operandi, una nazione troppo indietro che anzichè evolvere sotto il profilo di pensiero imprenditoriale, si serva di un potere che anzichè essere terzo, porti o tiri acqua al proprio mulino sotto l’aspetto politico, senza farne beneficiare il popolo e tutto l’indotto imprenditoriale che ad oggi risulta tra i primi tre nel nostro PIL nazionale come i giochi e le lotterie“.
Per quanto riguarda invece il tema della ludopatia, l’avvocato Matera ha detto: “E’ prematuro parlare di ludopatia, perché bisogna anche vedere i guadagni di chi gioca. Se un calciatore che guadagna milioni di euro l’anno, ne scommette qualche migliaio, non si può parlare di ludopatia. Se emergerà che questi ragazzi sono effettivamente ludopatici, sarà giusto aiutarli. Io ritengo che il gioco diventi una malattia quando non si persegue più il puro divertimento della scommessa, ma si provi a lucrare sul gioco”. lb/AGIMEG