“La Cassazione ha fatto benissimo a fissare un’udienza pubblica. Il punto di diritto è estremamente rilevante, ovvero se un internet point può ospitare dei computer che consentano al cliente di accedere a dei siti di gioco”. Marco Ripamonti, avvocato esperto di gaming, commenta così ad Agimeg la
decisione della Cassazione di rinviare a un’udienza pubblica il caso di un internet point multato – oltretutto con una sanzione da 124mila euro – perché i PC al suo interno sono stati equiparati a delle slot prive di collegamento alla rete di controllo dell’ADM. In sostanza, riassume Ripamonti a Agimeg, la Cassazione dovrà chiarire se “il computer che consente di giocare a una slot online, diventa un apparecchio illegale”. E questo, anche nel caso in cui il sito di gioco cui si accede è legale: la norma – l’art. 110 comma 9f del Tulps – potrebbe colpire qualunque “computer di un internet point che viene utilizzato per giocare a una slot, che a quel punto si trasformerebbe in un apparecchio da intrattenimento. Apparecchio da intrattenimento scollegato dalla rete di controllo dell’ADM: trattandosi di un normale PC non potrebbe essere altrimenti” Ma allora, “I titolari degli internet point dovrebbero essere dotati di poteri di vigilanza e ispezione. Il che fa sorgere una serie di problemi sulla tutela della privacy”. E Ripamonti sottolinea quindi che il caso emerso nei giorni scorsi non è l’unico, “Di queste situazioni pendenti ce ne sono diverse, e quella norma in alcuni casi sembra sia stata applicata in modo erroneo”. gr/AGIMEG