dal nostro inviato – “Mi chiedo come sia possibile che si bandisca una gara, sulla base di certe regole, in virtù delle quali un operatore decide di entrare nel mercato italiano facendo un investimento, e poi strada facendo vengono cambiate le regole dicendo agli operatori di non poter fare pubblicità. Mi chiedo che logica ci sia dietro il Decreto Dignità per quanto riguarda il divieto della pubblicità del gioco”. E’ l’interrogativo di Quirino Mancini, avvocato esperto di gioco, rilasciato ad Agimeg a margine l’European Gaming Congress di Milano. “Chiaramente in questo modo diventa difficile entrare sul mercato, sapendo che un operatore non può far sapere che esiste. A seguito del Decreto Dignità sono state paventate azioni di varia natura che hanno tentato di investire autorità comunitarie, ma non è successo nulla, né da Bruxelles sono arrivati segnali a riguardo, è una questione tutta italiana. Nel caso dei ctd qualcuno è arrivato in Corte di Giustizia UE, ma non ci sono stati esiti giudiziali che io sappia, in po’ mi sorprende e un po’ mi dispiace, chi ha dimestichezza con il diritto, posto di fronte a una creatura anomala come Decreto Dignità con riferimento al divieto sul gioco, avrebbe problemi a sancirne la legittimità e la coerenza con il diritto costituzionale”. Ma il Decreto Dignità impatta sugli operatori legali, mentre come ricorda l’avvocato Mancini “per gli operatori senza concessione il problema non si pone, continuano a fare quanto facevano già. Misure restrittive funzionano come deterrente per il giocatore non sofisticato e non pratico dei trucchi della navigazione online, ma questo tipo di mercato non è quello a cui mirano gli operatori che vengono dall’estero, il loro target sono i giocatori che spendono e sanno come arrivare sui siti .com. Misure come il Decreto Dignità non colpiscono le vere ludopatie. Non c’è infatti una norma restrittiva per le sale slot e per i servizi offerti sulla rete fisica, a differenza di quanto accade per l’online. Dunque di fatto non è stato prodotto alcun tipo di risultato con il divieto di pubblicità in tema di lotta alla ludopatia”, ha concluso. gpm/AGIMEG