8 marzo Festa della donna, Imma Romano (Codere): “Nel settore del gioco l’universo femminile ha conquistato la giusta dignità ma c’è ancora tanto da fare”

La Giornata internazionale della donna è una ricorrenza internazionale che si celebra l’8 marzo di ogni anno. Una giornata dedicata all’importanza della lotta per i diritti delle donne, ricordando le conquiste sociali, economiche, politiche ottenute negli anni ed evidenziando l’importanza della ricerca dell’uguaglianza di genere, il superamento delle discriminazioni e delle violenze contro l’universo femminile.

Per questa occasione Agimeg ha scelto di intervistare una donna intraprendente e decisa che, con passione, lavoro, impegno e coraggio è riuscita a raggiungere una posizione apicale nella sua carriera. Mamma, nonna, impegnata nel settore del gioco pubblico dal 2001. Con più di 20 anni di carriera alle spalle, di sfide vinte e perse, cadute e risalite, Imma Romano, Direttrice delle Relazioni Istituzionali e Comunicazione di Codere Italia, è simbolo delle “Donne che ce l’hanno fatta”, come confermato dal premio che ha ricevuto nel mese di novembre da Sportello Donna, in collaborazione con Fondazione Gaia.8 marzo festa donna

Cosa vuol dire oggi essere donna nel mondo del lavoro e nello specifico nel settore del gioco pubblico?

Essere donna nel nostro settore, in questo momento, è più semplice rispetto agli anni passati quando le donne nei ruoli apicali erano veramente pochissime. Questo creava una ‘sorpresa’ quando si vedevano donne rivestire determinati ruoli. Oggi fortunatamente il concetto è, in linea di massima, sdoganato. Si tratta solamente di lavorare per aumentare e rinvigorire il numero delle donne che rivestono determinati ruoli nel settore. Ovviamente non si tratta di una tematica legata esclusivamente al comparto del gioco, ma estremamente trasversale.

Nel comparto gioco come si pone la donna rispetto all’universo uomo? Sono stati raggiunti gli stessi diritti, anche a livello lavorativo, o per l’universo femminile la strada è ancora in salita?

Il tema è trasversale, quello del gioco non è diverso dagli altri settori di qualunque genere merceologico o industriale. Le donne devono fare sempre e comunque molta più fatica per raggiungere determinati ruoli, sia per gli stereotipi sia perché destinate e predestinate ad assumere ruoli che gli uomini non hanno. A partire dalla maternità, concetto che spero presto si trasformi nel concetto di genitorialità, perché anche il lessico va curato rispetto a questi temi. Certamente le donne restano le madri, ma i genitori sono due. Quindi credo che anche l’altro genitore debba essere ingaggiato in maniera tale da lasciare lo spazio sufficiente alla donna, che è madre, di gestire la sua carriera e la sua attività lavorativa con pari impeto e impegno, così come deve fare un uomo.

Crede che nel futuro donne e uomini possano raggiungere una parità dal punto di vista lavorativo?

Sono piuttosto pessimista in questo senso. Leggendo i dati, guardando le ultime indagini fatte e gli studi mi sembra che questa parità obiettiva si stia allontanando sempre più, invece di avvicinarsi. Non mi sento di fare previsioni. Tutte le donne dovrebbero impegnarsi a guardare l’obiettivo finale insieme, ma soprattutto gli uomini dovrebbero essere quelli più “sollecitati” in maniera tale da essere i primi a spalleggiare e condividere questo obiettivo con le donne. Bisogna anche tenere conto che si tratta anche di un obiettivo economico-finanziario. Le aziende dove c’è un numero di donne in ruoli apicali importanti solitamente sono aziende che vanno molto meglio di quelle gestite esclusivamente da uomini. L’imprenditoria femminile ha sicuramente delle enormi capacità che sta mettendo in campo. Il problema è cercare di non fare un passo avanti e due indietro educando le giovani donne e i giovani uomini in maniera tale da poter vivere in un clima di equità. Non stiamo parlando infatti di un tema di parità, ma di equità: ognuno deve essere messo nelle condizioni di fare il meglio compatibilmente con quelle che sono le diversità. cdn/AGIMEG