Report UE: Garantire proventi delle scommesse a chi organizza eventi sportivi

Tutti gli Stati membri dovrebbero emanare un regolamento nazionale utile a garantire a chi organizza manifestazioni sportive una parte dei proventi delle scommesse sportive. E’ una delle raccomandazioni riportate nel Final Report 2014 di uno studio commissionato dall’Unione Europea e condotto dall’istituto di ricerca olandese TMC Asser Instituut. L’Asser International Sports Law Center ha coordinato lo studio che mira a fornire un’analisi completa e comparativa dei vari temi legati ai diritti degli organizzatori sportivi, in ambito europeo. Il report ha esaminato la possibilità per gli organizzatori di eventi sportivi di concedere i diritti degli eventi in questione, non solo ai media, ma anche agli operatori delle scommesse, e  – grazie ad una apposita regolamentazione nazionale, dopo aver passato in rassegna le normative dei vari Stati – tutti gli Stati dovrebbero pensare a un “sistema di distribuzione centralizzato” che possa assicurare allo sport una quota di proventi dalle scommesse, “anche in considerazione del volume di scommesse che un evento sportivo è in grado di attrarre”.  “Negli ultimi dieci anni – si legge nel report – l’avvento e la rapida ascesa delle scommesse sportive ha  fondamentalmente alterato il rapporto tra organizzatori sportivi professionisti e industria del gioco, creando opportunità commerciali e promozionali, ma anche minacce di integrità per lo sport”. E in tema di sponsorizzazioni e pubblicità lo studio ribadisce che il problema principale da superare è “l’incertezza normativa”. Anche quando esistono norme nazionali che regolamentano la pubblicità sui giochi , si chiarisce,“permangono incertezze circa la loro applicabilità ai contratti di sponsorizzazione”. Questa incertezza giuridica non solo “mina l’efficacia delle misure che cercano di proteggere i consumatori contro i rischi connessi al gioco, ma predispone anche incertezza di mercato con potenziali perdite di entrate per le organizzazioni sportive, i club e gli atleti stessi”. lp/AGIMEG