Operazione Gambling: sbloccati dalla MGA circa 70mila conti gioco per un valore 300mila euro degli utenti italiani di Betuniq

A pochi giorni dal ritorno sul mercato italiano di Betuniq, i conti gioco congelati a luglio dello scorso anno sono tornati nella disponibilità dell’operatore e, quindi, dei giocatori titolari. Il bookmaker, con base a Malta, era stato costretto a interrompere l’attività perché al centro dell’operazione Gambling, una gigantesca inchiesta che portò all’arresto di 41 persone e al sequestro di migliaia di ctd in tutt’Italia. La licenza maltese fu subito sospesa e i depositi dei giocatori bloccati. Si parla di circa 70mila conti gioco per una cifra complessiva intorno ai 300mila euro che la scorsa settimana sono stati sbloccati visto che l’autorità giudiziaria ha consentito al titolare dell’azienda, Mario Gennaro, che qualche mese dopo l’arresto era divenuto collaboratore di giustizia, di tornare a fare il lavoro che faceva prima, purché in regola, questa volta, con la normativa italiana. Betuniq adesso potrà proporre ai vecchi clienti di trasferire i soldi di quel deposito su un nuovo conto, questa volta legato a un sito italiano: betuniq.it e non più betuniq.com. I giocatori potranno, però, decidere di riavere indietro i soldi, anziché passare ad altri conti.
Ma la notizia del ritorno di questo bookmaker, oltre a sorprendere ha anche suscitato legittimi quesiti tra gli addetti ai lavori. La prima cosa che ci si chiede è: se a Gennaro sono state mosse accuse pesanti (raccolta di scommesse non autorizzata, associazione mafiosa, riciclaggio…) e come collaboratore di giustizia ha sicuramente fatto delle ammissioni di colpevolezza, come può tornare a fare il bookmaker in regola con le leggi italiane? Notoriamente, la normativa italiana richiede agli operatori del gioco requisiti che garantiscano sulla loro rettitudine morale e addirittura di essere lontani da ambienti malavitosi, mentre Gennaro è stato rinviato a giudizio e dovrà affrontare presto un processo.
Inoltre, la notizia divulgata qualche tempo fa, lasciava intendere che il Gup (giudice dell’udienza preliminare) aveva emesso un provvedimento che, di fatto, lo autorizzava a operare come bookmaker. Come se, in qualche modo, si fosse attribuito le competenze dell’Adm (Agenzia dogane e monopoli) alla quale spetta il compito di rilasciare le concessioni per operare nel settore del gioco e vigilare sul rispetto delle norme.
In realtà, non è successo niente di tutto questo. Il magistrato si è limitato a dire (mettendolo nero su bianco!) che Gennaro può godere dei benefici riservati a tutti i collaboratori di giustizia in determinate condizioni, e che in questo caso prevedono la libertà e di potere tornare a lavorare. Poiché l’attività che svolgeva prima dell’arresto era quella di bookmaker, il magistrato si è limitato a dire che può tornare a fare lo stesso lavoro; aggiungendo, però, che dovrà farlo rispettando a pieno le leggi italiane. In altre parole, non potrà riprendere a lavorare con i ctd, ovvero i centri che operano senza concessione sia pure legittimati con acrobazie giuridiche. La soluzione per potere operare in piena conformità con le leggi italiane, nonostante i procedimenti penali in corso e le ammissioni di responsabilità in alcuni reati, si chiama skin. Ovvero, un sito che si presenta con un proprio brand ma, in realtà, trasferisce tutto il traffico sul sito di un altro operatore. In questo caso, di un concessionario italiano.
La Betuniq di Mario Gennaro, quindi, tornerà a operare in Italia sul web con un sito “.it” ma tutta l’operatività, ovvero la gestione del sito e delle transazioni, sarà svolta da un concessionario, la Poker&Bet srl. In altre parole, di fronte ai Monopoli, che vigilano sulla regolarità del gioco d’azzardo, tutta l’attività del sito di Betuniq risulterà effettuata dalla Poker&Bet, che quindi ne sarà anche responsabile. Infatti, i requisiti stringenti che la normativa italiana richiede ai titolari di concessione, non si applicano a tutti quelli che operano con le skin.
Dal punto di vista formale, quindi, sembra tutto in regola. Molti, però, rimangono perplessi sulla opportunità di questa concessione. Il legale di Gennaro, l’avvocato Civita Di Russo, spiega che il ruolo dello Stato è di recuperare chi ha commesso dei reati, e il recupero deve necessariamente passare attraverso il reinserimento nel mondo produttivo. Ma, viene da chiedersi, perché consentirgli di tornare a fare proprio il lavoro che gli ha dato l’opportunità di commettere quei reati e che, comunque, risulta tra le attività a maggior rischio di infiltrazioni criminali? È come se a un rapinatore di banca venisse consentito di andare a lavorare come guardia giurata nel trasporto valori, perché ha collaborato con i magistrati.
Sempre secondo l’avvocato Di Russo, la collaborazione del suo assistito è stata talmente leale e ha rivelato così a fondo i meccanismi con i quali venivano condotte le attività illecite sulle quali si sta ancora indagando, da dimostrare in questo modo di non avere alcuna intenzione di tornare a delinquere. D’altra parte, i reati per i quali ha ammesso la sua colpevolezza, non riguardano fatti di sangue o di gravità analoghe, come per esempio il narcotraffico. E lo stesso Gennaro ha spiegato ai giudici che il mestiere che conosce meglio, forse l’unico, è proprio quello del bookmaker, o comunque del gioco, essendo lui stesso un giocatore. Dovrà solo lavorare secondo le leggi italiane, anziché aggirarle come ha fatto prima del coinvolgimento nell’indagine.
Ma se ha fatto rivelazioni di questa portata, guadagnando la fiducia degli inquirenti, è facile immaginare che adesso si trovi fortemente a rischio per possibili ritorsioni. Ed è per questo motivo che, insieme alle concessioni per tornare a lavorare, i magistrati hanno anche disposto per lui un programma di protezione. Il che comporta, naturalmente, l’obbligo di vivere in una località segreta e tutte le altre forme di tutela che si rendono necessarie in questi casi. Condizioni che, certo, non sono ideali per un imprenditore che deve guidare la propria azienda e non può andare in giro liberamente. Ma Gennaro sembra molto fiducioso nelle proprie capacità grazie alle quali, come la stessa indagine ha dimostrato, ha potuto creare un’azienda che non solo faceva profitti ma aveva anche degli standard di qualità alti rispetto al mercato. D’altra parte, si può considerare una bella sfida anche l’idea di tornare con lo stesso nome Betuniq. Un nome che nell’ultimo anno è stato molto presente sui giornali, ma soprattutto nelle pagine di cronaca giudiziaria.
Ad alzare il livello della sfida anche le nuove regole con le quali dovrà lavorare. Operare attraverso un concessionario significa anche dover pagare tutte le tasse previste dalle norme italiane. E quindi perdere il vantaggio competitivo di chi operava su un mercato regolamentato ma senza i pesanti oneri fiscali dei concessionari e senza i limiti di palinsesto. Non potrà, quindi, offrire agli scommettitori quote più convenienti, rispetto ai concessionari, e non potrà offrire scommesse su eventi non previsti dai Monopoli.
Inoltre, rinunciando ai ctd, che sono di fatto delle agenzie di scommesse sul territorio, Betuniq potrà operare solo on line. Non sarebbe certo l’unico operatore esclusivamente on line, ma si tratta quasi sempre di un’utenza completamente diversa da quella che va nelle agenzie fisiche. Quindi, con difficoltà potrà intercettare i vecchi clienti. Per recuperare questo mercato, Gennaro ha pensato di utilizzare un altro canale: i pvr, ovvero punti vendita di ricarica. Si tratta di negozi che possono effettuare due servizi: aprire il conto gioco ai nuovi giocatori e vendere le ricariche, ovvero incassare il denaro che un giocatore vuole tenere sul proprio conto per poi utilizzarlo giocando on line. In passato, i pvr erano stati utilizzati come veri e propri ctd, quindi effettuando raccolta non autorizzata, e avevano provocato la reazione delle autorità che avevano irrigidito molto i controlli. C’è da pensare che in questo caso la nuova Betuniq starà molto attenta a evitare di scivolare in quest’attività illegale: questa è forse l’ultima opportunità che viene data a Gennaro per recuperare, e basterebbe un passo falso a fargli perdere questi benefici e compromettere anche il suo futuro.
I pvr, comunque, sembrano essere tornati di moda, perché anche altri operatori on line stanno organizzando una propria rete di vendita di ricariche per i rispettivi conti gioco. E sembra strano che un operatore di gioco presente solo sul web, debba poi investire su una rete fisica per consentire ai giocatori di versare soldi e ritirare vincite, cose che normalmente vengono fatte on line con carte di credito e altri sistemi di pagamento.
A rispondere a questa obiezione è Ugo Cifone, direttore commerciale della nuova Betuniq, secondo il quale molti italiani non hanno, o non amano usare, la carta di credito. Molti non hanno problemi, ma c’è sempre una quota di giocatori che senza un punto fisico dove aprire il conto e ricaricarlo non giocherebbero on line.
Con la notizia del ritorno di Betuniq sul mercato regolamentato italiano lascia aperti i quesiti su com’è andata a finire a chi aveva un conto attivo sul sito maltese del Bookmaker al momento dell’operazione Gambling. L’intervento della magistratura portò anche al blocco dell’attività, al sequestro di tutte le proprietà aziendali, compresi i server, la sospensione della licenza maltese e il congelamento dei conti gioco. In un’intervista rilasciata all’inizio di quest’anno, la responsabile legale dell’authority maltese, Edwina Licari, spiegò che i conti dei giocatori erano stati bloccati perché l’indagine italiana riguardava reati particolarmente pesanti come riciclaggio e associazione mafiosa. I giocatori avrebbero riavuto i loro soldi una volta che le indagini avessero accertato che i loro soldi non erano legati a questo tipo di reati.
A distanza di quasi un anno, oggi Betuniq garantisce che gli avvocati maltesi stanno lavorando già da tempo per sbloccare i conti e fare rientrare i giocatori in possesso dei loro soldi. Ma non si tratta solo dei giocatori, visto che anche i ctd, i centri scommesse presenti in Italia con la loro insegna, operavano attraverso il sito e, quindi, con i conti gioco. Anche loro si sono visti bloccare i conti e congelare le cifre che in quel momento erano depositate. gr/AGIMEG