Giochi, gruppo Codere chiude primo trimestre 2016 con un fatturato di 363 milioni di euro. Ricavi dal mercato italiano in crescita del 18%

Il Gruppo Codere, multinazionale spagnola leader nel settore del gioco privato quotata in Borsa in Spagna, ha chiuso il primo trimestre del 2016 con un fatturato di 363 milioni di euro. I singoli mercati hanno registrato dei valori molto diversi tra di loro. In Italia ed in Spagna l’azienda ha registrato dei buoni incrementi, rispettivamente 12 e 4 milioni di euro, mentre i mercati dell’Argentina e del Messico hanno segnato un calo (rispettivamente, 32 e 10 milioni di euro). Questi valori hanno fatto segnare quindi una perdita, rispetto allo stesso periodo del 2015, dell’8,5%. Lo rende noto la società che ha annunciato oggi i risultati consolidati del primo trimestre 2016. Nel dettaglio, il risultato operativo (Ebitda normalizzato) ha raggiunto i 62 milioni, rispetto ai 71 dello stesso periodo dell’anno precedente; la compagnia diminuisce leggermente il suo margine di Ebitda normalizzato, raggiungendo il 17%, 0,9 punti percentuali al di sotto dello stesso periodo del 2015. Il risultato netto operativo ha registrato una perdita di 10 milioni di euro, un miglioramento sostanziale rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, periodo in cui le perdite avevano raggiunto i 36 milioni. Gli investimenti registrati a chiusura del primo trimestre hanno raggiunto i 25 milioni, più che raddoppiando gli  11 del corrispondente periodo dell’anno precedente, favoriti dalle aspettative sulla finalizzazione del processo di ristrutturazione finanziaria. Il numero di terminali di gioco ha raggiunto i 53.401, un incremento del 3,4% rispetto al primo trimestre del 2015, grazie agli incrementi in Messico e in Italia, e nonostante la razionalizzazione del parco in Spagna (- 5%). In Italia, i ricavi sono aumentati del 18% nel primo trimestre del 2016, raggiungendo gli 82 milioni, grazie alla costante crescita della media giornaliera per macchina AWPs (+17%). L’Ebitda normalizzato tuttavia scende a 5 milioni (-3,7%), come conseguenza della maggiore pressione fiscale imposta dal governo all’industria. dar/AGIMEG