Caso Stanleybet: La Cassazione conferma l’annullamento del sequestro dei beni per 56 milioni di euro

La Corte di Cassazione  – con udienza svoltasi ieri – ha confermato l’annullamento del decreto di sequestro di beni per 56 milioni di euro che aveva disposto il Tribunale di Roma nei confronti del bookmaker Stanleybet. La Procura generale si è espressa per il rigetto del ricorso della Procura di Roma: ricorso presentato dopo che il Tribunale del riesame aveva annullato il decreto di sequestro del Gip a novembre scorso.  Il Tribunale del Riesame di Roma, infatti, con ordinanza depositata il 13 novembre 2014, aveva già annullato il decreto di sequestro preventivo disposto sul conto corrente della Stanleybet, dichiarando “insussistente il fumus del reato ipotizzato”, escludendo sia la sussistenza di una stabile organizzazione occulta di Stanleybet, sia l’esistenza dell’intento di evadere le imposte. Il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma – come aveva comunicato la società di Liverpool in una nota – a marzo 2014 aveva avviato una vasta indagine su tutto il territorio nazionale, giungendo alla conclusione dell’esistenza di una stabile organizzazione occulta a direzione unitaria di mezzi e persone individuate nei centri trasmissione dati e nella rete dei managers della Stanleybet. L’indagine si era sviluppata con intercettazioni, sequestri e varie dichiarazioni di soggetti informati sui fatti, e a vario titolo coinvolti con la società. La Procura di Roma, ipotizzando un’interposizione fittizia di società operanti in Stati Esteri con precise finalità di elusione fiscale – spiegava la nota – aveva chiesto il sequestro preventivo per equivalente del conto corrente della società di Liverpool per un importo di 56 milioni di euro o, in via subordinata, dei beni e dei conti correnti del dott. Garrisi, quale titolare della società, per il reato di associazione per delinquere finalizzata all’omessa dichiarazione dei redditi prodotti in Italia. Già il Giudice delle Indagini preliminari, nell’accogliere le richieste della Procura, aveva escluso il reato associativo. lp/AGIMEG