Riordino, Paolo Leone (Pres. Centro Studi Gioco Pubblico): “Il Codice del Gioco sarebbe il vero concreto supporto per chi governa e per chi opera”

Il riordino del gioco pubblico tiene banco ormai da diverso tempo. Soprattutto nelle ultime settimane, nelle quali il riordino ha intrapreso il percorso parlamentare che lo porterà a diventare legge, operatori, associazioni e rappresentati della politica hanno espresso pareri, spesso in contrasto tra loro, sulla questione. Un tema caldo che merita sempre più approfondimenti e pareri di qualità. Sulla questione è intervenuto, attraverso una esclusiva intervista rilasciata ad Agimeg, l’avvocato esperto di gaming Paolo Leone, figlio dell’ex Presidente della Repubblica Giovanni Leone e Presidente del Centro Studi Gioco Pubblico

Tempi difficili per il gioco pubblico?

La domanda richiede una risposta articolata. Dal lato degli operatori certamente si, per motivi che risalgono, in tempi recenti, alla chiusura per il COVID prolungata oltre misura nonostante gli investimenti fatti per la “sanificazione” e messa in “sicurezza sanitaria” dei locali, per la eccessiva pressione fiscale, per l’obblighi della tessera sanitaria per accedere (escludendo quindi stranieri, italiani residenti all’estero etc,) forzando principi di diritto costituzionale, eccessiva burocrazia, distanziometri, legislazione confusa a livello enti locali e molto altro.

Ma l’online non ha avuto queste problematiche

Giusto ed infatti è incrementato molto ma per gli operatori con quella concessione e di cui in questi giorni si sta discutendo e protestando per la nuova gara che vedrà soglie di entrata elevatissime. Come Centro Studi siamo neutrali alle scelte del governo e legislative sul presupposto che i vari enti dello Stato abbiano fatto bene i conti. Servirà comunque qualche aggiustamento per alleggerire le procedure e sono certo che si provvederà ad aggiustare il tiro in caso di risultati economici poco virtuosi e interventi europei che vedo all’orizzonte.

Ma secondo lei la “politica” si sta muovendo nel senso giusto per il settore?

Domanda delicata a chi, come me, è nato e cresciuto nella politica e sa bene quante difficoltà ci sono per governare una grande nazione e quante sfumature sfuggono a non addetti. Ad ogni modo il solo fatto di non avere agito a dispetto del settore – cosa avvenuta in passato ad esempio con il divieto di pubblicità e promozione che ha penalizzato i giocatori per la mancanza di informazione sui concessionari di Stato e moltissime realtà sportive che hanno perduto il sostegno economico etc.- dimostra l’assenza di questo governo dal varare misure demagogiche; il piano di riordino ha poi segnato un avvio di un ciclo che mi auguro virtuoso.

Cosa pensa del riordino?

Ha deciso di provocarmi ed io sto al gioco. C’è una questione di terminologia e definizione che comporta una moltitudine di interpretazioni; in realtà si tratta di normative varie e aggiustamenti di normative esistenti. Non una rivoluzione copernicana e nemmeno una raccolta sistematica. Una definizione quindi che risponde a logiche di “aggiustamento”. Personalmente, per la mia cultura giuridica e per l’esperienza di molti anni di professione, ritengo che la strada da seguire sia di varare codici e testi unici per favorire la chiarezza e la trasparenza delle norme. Nulla si inventa e facendo riferimento alla nostra cultura codicistica una Codice del Gioco sarebbe davvero un opera utile. Il settore tocca diverse discipline giuridiche quali in sintesi; diritto privato, diritto amministrativo, diritto costituzionale, diritto penale, diritto tributario ed una miriade di regolamenti e direttive.

Ora, tutto questo crea le difficoltà che vediamo spesso. Il Codice del Gioco, che auspico si faccia con il contributo di esperti del settore, giuristi, enti regolatori e rappresentanze delle regioni con le giuste qualifiche, sarebbe il vero concreto supporto per chi governa e per chi opera. Tenuto conto delle esperienze passate ogni codice può essere novellato se le circostanze socio economiche e politiche lo richiedessero. E sarebbe anche un esempio per il mondo.

Con il codice , che avrebbe valenza nazionale, si supererebbero le molte legislazioni locali, fonti di squilibri enormi, e si tornerebbe alla previsione costituzionale della riserva dello Stato sulla materia. ff/AGIMEG