Verona, Dda smantella cosca legata agli Arena-Nicosia, indagato anche l’ex sindaco Tosi. Tra i racket, anche droga e azzardo

Per la prima volta un sodalizio criminale radicato in Veneto viene accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. E’ una delle ipotesi di reato contestate dalla Dda di Venezia agli esponenti del clan Antonio Giardino, che gestiva autonomamente diversi racket – droga, usura, riciclaggio, estorsione, e aveva interessi anche nel settore dei giochi – a Verona, ma che conservava legami con la cosca ‘ndranghetista degli Arena-Nicoscia, di Isola Capo Rizzuto. L’inchiesta ha portato ieri a emettere 26 misure cautelari (di cui 23 arresti), tra i nomi degli indagati spicca anche quello dell’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, accusato di concorso in peculato. Ma la lista degli indagati potrebbe allungarsi, visto che le indagini sono ancora in corso. Il sodalizio si era radicato nel territorio grazie al traffico della cocaina che veniva spacciata nelle piazze di tutta la provincia. Prende poi il controllo delle slot da istallare nei bar e elimina la concorrenza degli altri gestori legali con minacce e aggressioni. Chi si oppone viene costretto a pagare dei risarcimenti per i mancati incassi. Quindi inizia a costituire false aziende edili con il solo scopo prestare denaro a tassi usurari. Gli uomini del clan alla fine intessono legami anche esponenti della pubblica amministrazione, in particolare per la raccolta dei rifiuti. Per quanto riguarda Tosi in particolare, è accusato di aver distratto fondi per 5.000 euro dall’Amia, la municipalizzata per la raccolta dei rifiuti. L’ex sindaco si è già professato totalmente estraneo alla vicenda “Ne uscirò totalmente estraneo, come in tutte la altre occasioni”. lp/AGIMEG