Phil Hellmuth ancora signore del poker. A pochi giorni dall’affermazione di Max Pescatori, miglior giocatore italiano che ha appena conquistato il suo terzo braccialetto in carriera, alle World Series of Poker un’altra leggenda si è presa la scena. Per la quattordicesima volta l’eccentrico 51enne poker player del Wisconsin si è aggiudicato un primo posto ai campionati del mondo, che ogni anno si giocano a Las Vegas. La prima volta di “The Poker Brat” fu il 15 maggio del 1989, in un testa a testa che ha fatto storia tra Hellmuth e un altro “mostro” della texana: dall’altra parte del tavolo verde c’era Johnny Chan, fenomeno talmente ambizioso che probabilmente ancora non ha digerito quell’heads up concluso male e non solo per la differenza tra primo e secondo posto (755mila dollari contro 302mila).
Altri tempi, quando difficilmente gli statunitensi si facevano scappare un braccialetto alle Wsop. Eloquente la classifica di quel torneo: l’irlandese Noel Furlong e l’israeliano Howard Lipman sono stati i soli a piazzare “bandierine” senza stelle e strisce. Altri tempi e altre regole, visto che come Pescatori, Hellmuth si è affermato nella specialità del Razz. La cronaca della quattordicesima notte magica ha quindi visto Hellmuth dominare su oltre 100 avversari per un bottino di 271mila dollari (18 milioni quelli vinti in carriera nei tornei ufficiali), fino all’atto conclusivo contro Mike Gorodinsky
(secondo posto da 167 mila dollari). Un maestro contro un tenace avversario. Il risultato non è sempre scontato nel poker, ma tra qualche brutta parola rivolta al dealer “incompetente” (Hellmuth, soprannominato il “ragazzaccio”, non ha certo un bel carattere, specie con chi non serve carte alla sua altezza) e una rimonta messa a segno con la ritrovata freddezza, Las Vegas ha consegnato il 14esimo trionfo al giocatore più vincente nella storia dei mondiali. lp/AGIMEG