Astro esprime il proprio stupore, in merito all’ordinanza pubblicata il 12 marzo u.s., con cui il Sindaco di San Lazzaro di Savena ha stabilito che gli esercizi, aventi diversa attività prevalente rispetto all’offerta di gioco (come, ad esempio i bar) ubicati ad una distanza inferiore di 500m dai luoghi sensibili previsti dalla L.R. 5/2013, potranno tenere funzionanti gli apparecchi da gioco AWP soltanto per un’ora al giorno: dalle 11.30 alle 12.30.
Viste la sproporzionalità e l’insostenibilità economica di tale intervento, esso appare, prima di tutto, come una beffarda provocazione rivolta agli imprenditori che svolgono l’attività di gestione degli apparecchi e ai rispettivi lavoratori dipendenti.
Quella che, di fatto, si risolve in un’inibizione delle attività di gioco negli esercizi destinatari dell’ordinanza, rappresenta, oltretutto, una surrettizia forzatura del dettato della stessa legge regionale 5/2013, la quale, infatti, consente a tali attività di continuare a svolgere l’offerta di gioco fino alla scadenza delle concessioni, fissata per 31 dicembre di quest’anno.
Questo provvedimento, che, da quanto ci risulta, costituisce un unicum a livello nazionale, è stato adottato nonostante sia in corso il processo di riordino dell’intero settore del gioco terrestre, nel cui iter di approvazione è riservato un ruolo determinante anche alle regioni e agli enti locali e tra le cui finalità c’è quella di uniformare, a livello omogeneo sul territorio nazionale, la disciplina degli orari e della dislocazione territoriale delle attività di gioco.
Inoltre, denunciamo con forza la gravità insita nella sostanziale equiparazione dei soggetti titolari delle attività legali – destinatarie dell’ordinanza in questione – alle organizzazioni criminali; equiparazione rinvenibile nel seguente passaggio e nel suo inserimento tra le motivazioni che giustificherebbero l’adozione dell’ordinanza: “Nel novembre 2023 la Commissione Nazionale Antimafia ha reso noto che l’introito del gioco d’azzardo rappresenta, oggi, la prima voce d’entrata per le mafie superando anche il traffico di stupefacenti”.
Oltre ad avere un chiaro contenuto diffamatorio, tale affermazione denota un cortocircuito logico: infatti, gli illeciti guadagni che le mafie ottengono dall’esercizio illegale dell’offerta di gioco trovano terreno ancor più fertile proprio nei provvedimenti di questa natura, i quali, provocando l’espulsione del gioco legale dal territorio, aprono, involontariamente, nuovi spazi all’offerta gestita dalle organizzazioni criminali.
Per quanto riguarda il grave problema della dipendenza da gioco, la sola evidente constatazione di quanto sia velleitaria la finalità preventiva delle limitazioni orarie e territoriali nel contesto di una società dominata dalle infrastrutture digitali e dall’intelligenza artificiale, è sufficiente per relegare questi strumenti al rango di meri spot propagandistici, soprattutto quando, come nel caso in esame, vengono utilizzati in maniera così provocatoriamente sproporzionata, al punto da assumere, come unici connotati, quelli di uno strumento preordinato a scardinare, per vie traverse, l’intero sistema del gioco pubblico legale.
Tra gli effetti che produrrà questa ordinanza (nessuno dei quali avrà a che fare, purtroppo, con i decantati benefici nella lotta ai fenomeni di dipendenza) c’è anche quello di contribuire ad alimentare il trend, già in atto, dello spostamento della domanda di gioco dal canale fisico a quello on line: un ulteriore colpo alle piccole e medie impresa italiane che compongono la parte maggioritaria del tessuto imprenditoriale ed occupazionale legato all’offerta legale del gioco fisico.
As.Tro, stante le precisazioni sopra esposte, si riserva di valutare i presupposti per eventuali azioni legali a difesa della categoria.