Esports, Cicolari (AK Informatica): “Difficile fare impresa in Italia, vuoti normativi e burocrazia frenano chi vuole lavorare”

Si è tenuta oggi alla Camera dei Deputati la discussione della risoluzione riguardante l’introduzione di una disciplina degli Esports in Italia. Presso l’Aula della Commissione Cultura, le Commissioni riunite Cultura e Lavoro hanno svolto una serie di audizioni con esponenti e professionisti del settore.

Presente in videocollegamento anche Alessio Cicolari, titolare di AK Informatica: “Siamo stati i primi a subire le incomprensioni con ADM relative alle sale Esports, con la ben nota faccenda LAN-Gate di cui si è parlato tanto negli ultimi anni e su cui purtroppo siamo ancora a un punto zero”.

“Il mio intervento oggi mira quindi a richiedere un occhio di riguardo alla categoria degli operatori economici, dei commercianti e di tutti gli imprenditori che lavorano in questo settore. Giovani, anche giovanissimi imprenditori che aprono sale gaming e sale Esports. Devo infatti sottolineare che noi imprenditori, in questo momento e in questo settore, ci vediamo veder violato il diritto costituzionale dell’articolo 41, vale a dire il diritto alla libera impresa”.

Ha proseguito Cicolari: “Allo stato attuale, ci troviamo in una morsa di vuoti normativi dentro ai quali dobbiamo barcamenarci senza alcun supporto, alla mercè delle valutazioni soggettive delle amministrazioni locali. Visto che da aprile 2022 siamo inseriti nella disciplina dello spettacolo viaggiante, per ogni competizione che organizziamo dobbiamo superare delle montagne insormontabili all’interno dei comuni. Questo fa sì che tantissimi nostri clienti hanno rinunciato ad aprire l’attività, perchè al momento non c’è assolutamente certezza, non sappiamo se potremo svolgere questo lavoro o meno”.

“Questo progetto di legge per gli Esports, che è passato in Senato, parte col piede giusto ma più che le norme, vanno fatte e date le definizioni. In Italia ci sono fin troppe norme, quindi la nostra ambizione è avere delle definizioni di ciò che siamo e facciamo. L’assenza di definizioni lascia infatti spazio una discrezionalità troppo ampia a chi sanziona. Chi lavora deve avere delle regole, per fortuna lavorando tanto all’estero mi sono accorto che all’estero puoi fare tutto ciò che è vietato, mentre in Italia puoi fare solo ciò che è espressamente consentito, altrimenti si rischia di essere sanzionati come successo all’Esport Palace di Bergamo, che ha chiuso lasciando a casa tante persone”.

“Quindi chiediamo alla commissione di valutare la separazione completa degli apparecchi da tutti i giorni da tutto quello che è il comparto 6 e 7c del TULPS. Poi riconoscere l’attività dell’esportivo, che deve essere riconosciuta come lavorativa, visto che trascorre tempo davanti al computer esattamente come tutti gli altri lavoratori d’Italia. Ma non solo, perché questo settore crea un business non indifferente anche relativo all’indotto, con un sistema che contribuisce a pagare le tasse e che vorremmo continuare a pagare se il governo ci consentirà di operare”, ha concluso Cicolari. lb/AGIMEG