Esports, Caputo (OIES): “Necessarie regole di base che aiutino lo sviluppo del settore, Italia ancora molto indietro”

Si è tenuta oggi alla Camera dei Deputati la discussione della risoluzione riguardante l’introduzione di una disciplina degli Esports in Italia. Presso l’Aula della Commissione Cultura, le Commissioni riunite Cultura e Lavoro hanno svolto una serie di audizioni con esponenti e professionisti del settore.

Tra questi, è intervenuto Luigi Caputo, fondatore dell’Osservatorio Italiano Esports: “Nel settore Esports in Italia ci sono problematiche purtroppo ben radicate, che stanno influenzando negativamente lo sviluppo economico di questo mondo che fa fatica ad emergere in quanto manca una normativa”.

“Siamo dell’idea che questo settore debba essere normato non solo dal punto di vista strettamente legale, con tante norme rigide, ma piuttosto debba esserci la definizione di un perimetro in cui agire. Mancano proprio tante definizioni, ad esempio di cosa sia un pro-player, o di come contrattualizzare i giocatori che spesso sono minorenni, o ancora cosa sia una competizione di videogiochi”.

“Citando qualche dato, nel mondo il settore del gaming genera valore per circa 300 miliardi di dollari, con il solo settore Esports che vale circa 2 miliardi. In Italia invece, siamo sui 40 milioni di euro di valore, quindi c’è una disparità molto evidente tra ciò che accade nel resto del mondo e ciò che accade in Italia – ha proseguito Caputo – Questo perché chi vuole investire in Italia in questo settore ha dei pratici, non ha sicurezza normativa ed economica, non ha tutele. Chi apre una sala gaming, ad esempio, riceve subito la visita dell’ADM che chiude la sala, o chi organizza un torneo Esports, viene assoggettato alla normativa del gioco d’azzardo. Questo spinge molti imprenditori a non investire”.

Il fondatore dell’OIES ha aggiunto: “Allora una normativa sugli Esports che fissi alcuni paletti chiave, consentirebbe di definire un perimetro di azione. Se non si crea questo presupposto, in Italia siamo molto penalizzati. Gli Esports sono anche un tema geopolitico, basti pensare che l’Arabia Saudita sta investendo tantissimo organizzando tornei con ricchi montepremi, impensabili da noi. Potremmo prendere come esempio anche i nostri vicini di casa di San Marino e della Francia che hanno creato un codice degli Esports”.

“Questo va fatto: definire tutta una serie di regole di base, in cui viene definito chi sono i pro-player, come si svolgono le competizioni, all’interno delle quali gli operatori possano lavorare in tranquillità e in sicurezza. Crediamo sia arrivato il momento per l’Italia di adeguarsi a questo mercato e dare la possibilità ai tanti imprenditori che operano con difficoltà e che invece con delle regole di base potrebbero emergere. Come Osservatorio Italiano Esports abbiamo già creato un White Paper che contiene proposte e idee, che possono dare un input all’azione legislativa e ad un iter che consentirà a questo mercato di emergere anche in Italia e aiuterà i tanti giovani che vivono questo mondo”.

“Dal nostro punto di vista, le tre aree principali su cui intervenire sono: le competizioni, l’inquadramento della figura del pro-player e di tutte le figure professionali che ruotano intorno agli Esports, e infine un aiuto da parte dello Stato ad abbattere le barriere burocratiche e legislative che in questo momento frenano lo sviluppo del settore”, ha concluso Caputo. lb/AGIMEG