Bonaccini (pres. Conferenza Regioni): “Per le riaperture bisogna dare degli obiettivi a categorie più colpite. Sulla base dei rischi, bisogna fare un calendario di apertura delle attività”

“Voglio essere fiducioso che fra sei mesi avremo vaccinato tutti gli italiani”, dichiara Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni.
“Se non fosse così – aggiunge Bonaccini – vuol dire che continuerebbe il mancato impegno alle sottoscrizioni dei contratti da parte delle multinazionali che hanno avuto nei primi tre mesi di quest’anno un comportamento vergognoso”. “Se in Italia fossero arrivate le dosi che dovevano arrivare, – spiega Bonaccini – non avremmo risolto tutti i problemi ma adesso avremmo un altro scenario. L’Unione europea qualche domanda deve farsela. E’ evidente che la responsabilità sta in capo a chi deve produrre e deve mantenere gli impegni. Le case produttrici hanno ricevuto risorse pubbliche per fare ricerca. Ed è evidente che qualcosa non ha funzionato. Tutto sommato in questi tre mesi il mancato impegno non so se sia stato sanzionato, non si è visto che abbiano rimediato, ci auguriamo che, come pare, le cose cambino”. Comunque per le riaperture occorre “provare a fissare un orizzonte per alcune categorie che sono nel dramma”. “La scelta del Governo mi trova d’accordo e ho apprezzato che il presidente Draghi abbia detto che tra qualche settimana sulla base dei dati verificheremo se sarà possibile” ipotizzare aperture. Secondo Bonaccini “bisogna prendere le singole categorie, vedere dove ci sarebbero pochi rischi, dove ce ne sarebbero di più, e modulare per venire incontro, quando si potrà fare, a dare delle prospettive” per le riaperture. E visto che la curva dei contagi “scende abbastanza lentamente, dobbiamo evitare che per la foga di riaprire in due giorni si rischi di ripiombare nel dramma”. cdn/AGIMEG