Giochi, il mancato versamento degli importi residui di gioco al Concessionario è peculato. Lo ha stabilito il Tribunale Penale di Cagliari

Sono state depositate lo scorso 14 luglio le motivazioni della Sentenza emessa nel maggio scorso dalla 2^ Sez. Penale del Tribunale di Cagliari, che ha condannato a ben cinque anni di reclusione, per il reato di peculato continuato, il legale rappresentante di una Società ex Gestrice di AWP, con contestuale interdizione perpetua dai pubblici uffici e condanna al risarcimento del danno in favore del Concessionario di Rete G.Matica (accordando alla stessa una provvisionale di Euro 1.482.265,00). La vicenda nasce dalla denuncia sporta nel 2009 da G.Matica nei confronti del legale rappresentante “formale” e dal rappresentante “di fatto” (il cui giudizio proseguirà in un processo-stralcio, a causa di un difetto procedurale di notifica) di tale Società Gestrice, che non avrebbero versato al Concessionario gli importi residui della raccolta con le AWP. Grazie all’efficace ricostruzione della vicenda da parte dei giudici cagliaritani sotto il profilo dell’aderenza alle norme che regolano il gioco pubblico in Italia, regolate dal regime concessorio, è stato possibile appurare che gli importi residui della raccolta di gioco presente negli apparecchi costituisce “pecunia pubblica”. La natura di denaro pubblico della raccolta di gioco, assieme alla qualifica “quantomeno di incaricato di pubblico servizio” dell’imputato, ha convinto i Giudici della consumazione del reato di peculato, a nulla rilevando a parere del Collegio giudicante “la circostanza messa in luce dalla difesa in ordine alla proprietà privata degli apparecchi attraverso i quali vengono effettuate le giocate”, ritenuta “concretamente irrilevante posto che la funzione del gioco con vincite in denaro è certamente “pubblica”. Il Dott. Matteo Marini, Amministratore Delegato della G.Matica, ha espresso la propria soddisfazione per l’esito del giudizio, sottolineando l’ottimo lavoro svolto in team dalla struttura legale del Concessionario e dall’Avvocato Andrea Strata, titolare dello studio esterno che assiste la Società in questa lunga battaglia legale. Pare inoltre che questa sentenza sia solo l’ultima di una giurisprudenza nazionale che va consolidandosi sugli argomenti in questione, dai tribunali di merito sino in Corte di Cassazione (l’ultima del 2013), nel senso di ritenere peculato (reato particolarmente grave) la condotta di chi si appropria di denaro proveniente dalla raccolta del gioco pubblico. L’avv. Strata ha dichiarato: “Auspico che questa importante pronuncia possa finalmente mettere un punto fermo in ordine al contrasto giurisprudenziale formatosi sul tema, tenuto conto che, in alcuni casi del tutto analoghi a quello in esame, è stato contestato il reato di appropriazione indebita, in luogo del peculato, trascurando evidentemente la funzione pubblicistica affidata ai terzi incaricati alla raccolta (con particolare riferimento alla raccolta del PREU)”. lp/AGIMEG