Ughi, Il rispetto di tutte le regole è un onere economico maggiore delle tasse

“Il problema non è solo l’imposizione fiscale – a cui peraltro è giusto assoggettare anche i gestori di Ced e Ctd – ma il rispetto di tutte le norme contrattuali cui sottostanno le agenzie regolari delle scommesse, e che dovrebbero rispettare anche i soggetti privi di concessione”. Così Maurizio Ughi commenta la circolare dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che sembra preannunciare un inasprimento dei controlli fiscali nei confronti delle agenzie irregolari. “Se Cet e Ctd” spiega ancora a Agimeg Ughi, “fossero tenuti a rispettare tutte le previsioni di legge e della convenzione – quelle previste dall’antiriciclaggio, i limiti di giocata e di vincita, le norme sulla sicurezza sul lavoro, quelle le regolano gli orari di apertura, le dotazioni di personale, le caratteristiche del locale etc. – dovrebbero sopportare una mole di spese significativa, e decisamente più onerosa del semplice prelievo fiscale. Allora la rete irregolare passerebbe da diverse migliaia di punti a 350 al massimo”. L’assoggettamento a prelievo fiscale del resto finora non ha dato i risultati sperati: “In questi due anni – da quando è stata approvata la legge di Stabilità del 2011 – i bookmaker esteri cui sono collegati ced e ctd hanno impugnato le contestazioni, sostenendo di essere già assoggettati a prelievo fiscale nel paese d’origine. A quanto mi risulta i giudizi sono ancora pendenti, ma quest’offensiva al momento non si è rivelata particolarmente efficace”. Ughi sostanzialmente ipotizza che anche le agenzie parallele possano essere costrette a rispettare le stesse norme cui sono vincolati i concessionari: “se un tedesco viene in Italia in auto, non può guidare in autostrada a 200 chilometri orari perché in Germania non ci sono limiti di velocità, ma è tenuto a rispettare il nostro codice stradale. Lo stesso deve avvenire anche per le scommesse: chi vuole raccogliere gioco in Italia, deve farlo nel rispetto delle previsioni italiane”. Ma così ragionando, la concessione sembra aver perso il proprio valore, anche in termini economici: “basta pensare alla gara delle 2mila agenzie” osserva Ughi, “il prezzo minimo di aggiudicazione è stato attorno ai 20mila euro, vale a dire 7mila euro l’anno, un investimento che potrebbe sostenere chiunque. A questo punto, con la gara del 2016, si potrebbe passare a un semplice sistema di nulla osta, obbligando i soggetti che lo ottengono a rispettare tutte le norme previste dal sistema italiano”. Ma anche se questa soluzione si rivelasse eccessiva, secondo Ughi occorrono degli interventi normativi, e soprattutto “i Monopoli devono tornare a essere un ente regolatore, in grado di proporre soluzioni, di dirigere il mercato. Adesso, invece, sembra essersi trasformata in una semplice agenzia fiscale, con il solo compito di chiedere il pagamento dei tributi”. gr/AGIMEG