Stanleybet, Sulla questione della quota errata, il regolamento italiano delle scommesse è inadeguato

Stanleybet prende posizione sulla recente decisione della “Commissione dell’AAMS per la trasparenza dei giochi” di far pagare come vincente la scommessa offerta da un provider con una quota errata.  E ricorda che nella vicenda Eurobet, in cui una quota di 2,65 era stata inserita per errore come 265,  il Tribunale di Roma nell’agosto scorso aveva accolto la tesi della compagnia, disponendo che venisse pagata  la cifra prevista dalla quota equa, non da quella sbagliata. Ma, secondo quanto riferito dall’agenzia Agimeg, e da altri organi di stampa,  “la Commissione dell’AAMS per la trasparenza dei giochi – osserva il bookmaker anglomaltese in una nota – sembra ritenere che l’errore materiale faccia parte del rischio d’impresa e avrebbe deciso recentemente, in un caso analogo, che il bookmaker debba pagare la vincita con la quota sbagliata. Attendiamo di vedere pubblicati gli argomenti a sostegno della decisione della Commissione. Da parte di Stanley alcune considerazioni: una scommessa è un contratto, che deve essere equo, tra un bookmaker e uno scommettitore. Il regolamento del gioco serve proprio a disciplinare tutti i casi in cui, per ragioni non dipendenti dalla volontà delle parti, il contratto cessa di essere equo e diventa irragionevolmente gravoso per uno dei due contraenti. Un esempio per tutti: io scommetto 100 sterline sulla vittoria del Liverpool contro il Chelsea: l’incontro viene sospeso per nebbia quando è ancora 0-0. Se non esistesse nessun regolamento del gioco il book potrebbe tenersi le 100 sterline. Infatti avevo scommesso sulla vittoria, ma essa non si è verificata. Ma il regolamento arriva in mio soccorso: in tal caso il match viene dichiarato nullo e le 100 sterline verranno rimborsate. Normalmente nel caso di un errore di quota, o di un qualsiasi errore che cambia il carattere equo del contratto di scommessa, il regolamento di ogni bookmaker prevede o la restituzione della puntata o il pagamento alla quota di quell’evento corretta dall’errore palese”. Sulla questione si è pronunciato anche John Whittaker, COO Stanleybet “Se il regolamento prevedesse la restituzione della puntata, verrebbero discriminati coloro che hanno comunque pronosticato correttamente il risultato, indipendentemente dalla quota. Il regolamento di ogni book, nella generalità delle legislazioni, ovunque nel mondo, prevede il pagamento della quota “corretta”, cioè quella che ci sarebbe stata se non ci fosse stato l’errore materiale”. Del resto, precisano dall’ufficio legale “in ogni ordinamento di qualsiasi Stato è previsto che se un contratto è per un errore materiale eccessivamente oneroso, esso può essere disatteso. Ovunque nel mondo la giurisprudenza sul punto è univoca nell’affermare che l’errore riconoscibile/palese non è idoneo a giustificare l‘affidamento (termine giuridico che sta per ‘ragionevole convincimento’) della controparte circa la validità del contratto e che nessuno può trarre vantaggio dagli errori materiali altrui, quando questi, appunto, sono chiaramente riconoscibili fin dal momento della stipula del contratto. Anche in Italia vale lo stesso principio, che è stato peraltro applicato ripetutamente dalla magistratura ordinaria, come nel caso già menzionato di Eurobet”. “Ma, secondo quanto sarebbe stato stabilito dalla Commissione, ciò non varrebbe per le scommesse!”, prosegue Whittaker. “Come mai? Perché in Italia il regolamento del gioco non lo fa il bookmaker, come dovunque il betting abbia una tradizione, ma lo fa lo Stato. Né nel decreto ministeriale del 1998 né nel regolamento delle scommesse del 2006 fu previsto l’errore di quota e quindi la quota valida, sbagliata o no, è quella ufficiale pubblicata dal book. Perché questa lacuna? E perché non si è intervenuti quando la lacuna è diventata palese, con la necessaria revisione del regolamento? Il regolatore italiano oggi non può che applicare quel regolamento, e quindi è comprensibile la posizione assunta dalla Commissione per le controversie di AAMS”. “L’esperienza di Stanley sul punto è univoca” spega Whittaker, “Stanley, come ogni bookmaker del mondo, prevede, in caso di errore, il pagamento con la quota giusta. Sapendo che in Italia il regolamento di AAMS prevede invece il pagamento alla quota sbagliata, gruppi di delinquenti hanno cercato più volte di approfittare della situazione e, una volta individuato un errore, si sono accaniti con scommesse ripetute sull’evento con quota errata”. In tal caso, precisano dall’ufficio legale, “Stanley fa finta di accettare il pagamento, richiede di identificare i ‘presunti vincitori’, acquisisce i loro documenti e poi li denuncia per truffa alla Procura della Repubblica competente. Siamo arrivati alla condanna penale varie volte e non abbiamo mai pagato per un errore che poteva essere riconosciuto chiaramente in anticipo”. “Lo Stato – conclude Whittaker nella nota – con la previsione di pretendere il pagamento di quote sbagliate favorisce inconsapevolmente bande organizzate di delinquenti che imperversano nel settore approfittando di questa lacuna che risale al 1998 e che non è stata mai colmata. La nuova dirigenza di AAMS potrebbe promuovere un dibattito costruttivo su questo tema. Si potrebbe arrivare a una modifica del regolamento in un senso più giusto, con vantaggio per tutti, inclusi i giocatori onesti”. lp/AGIMEG