Serie B: il 10% dei calciatori teme di essere coinvolto nel match fixing

Solo il 10% dei giocatori considera elevata la reale probabilità di potersi trovare, anche involontariamente, coinvolti in situazioni di match fixing. Il 42%, ossia la maggioranza, la ritiene di livello medio, il 29% la ritiene bassa e il 13% addirittura inesistente. Il ruolo del manager procuratore nella percezione della questione è chiave. L’avvalersi o meno del procuratore genera una spaccatura nella percezione di rischio del fenomeno. Chi si avvale di tale figura – si legge nel comunicato della Lega Serie B – , infatti, ha una percezione più bassa di potersi trovare coinvolto rispetto ai giocatori che hanno scelto di non avere un procuratore. Nell’ampio spettro di fattori sottoposti ai calciatori, come possibili cause del match fixing, le risposte rilevano una generale tendenza ad attribuire il fenomeno a cause esterne al calcio e a motivazioni di ordine macro, quali gli interessi criminali generalizzati, indicati dal 63% del campione, e l’immoralità della società nel suo insieme, che si attesta al 42%. lp/AGIMEG