Scommesse virtuali, aperta inchiesta in Campania per presunto coinvolgimento dei clan camorristici

I clan camorristici potrebbero fiutato un nuovo affare con le scommesse su corse e combattimenti tra cani virtuali, con cui riciclare milioni di euro frutto di illecite attività. È la pista investigativa alla quale stanno lavorando i carabinieri della tenenza di Quarto, che la scorsa settimana hanno sequestrato insieme agli ispettori dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato un centro scommesse. Il gestore, un 21enne incensurato di Marano, è stato denunciato in stato di libertà con le ipotesi accusatorie di esercizio abusivo e organizzazione di pubbliche scommesse in assenza di autorizzazione e mancata esposizione dell’avviso predisposto dall’Asl Napoli 2 Nord sulle dipendenze patologiche da gioco. Ma sotto chiave è finito, soprattutto, il totem «Racing Dog» all’interno del centro di betting on-line: macchinetta che permette la partecipazione degli scommettitori alle corse dei cani virtuali. Un sequestro che finora ha pochi precedenti in Italia. Nuova frontiera virtuale del betting. Dopo le puntate su partite di calcio e corse dei cavalli in carne e ossa, ora si passa agli ologrammi dei cavalli e dei cani che si sfidano tra di loro. In cambio di soldi (veri), per centinaia di migliaia di euro. Dai primi, sommari accertamenti dei carabinieri coordinati dal maresciallo Flore e diretti sul campo dal maresciallo Pellecchia, il totem del «racing dog» avrebbe fatto capo ad un provider straniero privo di autorizzazione da parte della questura: l’accusa è di aver «agevolato e facilitato illegalmente la raccolta del gioco dei cani on-line con vincita in denaro non autorizzata, in difformità alle leggi a tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico». Il gestore del locale, che respinge ogni accusa, ha già preannunciato ricorso. Ma i militari hanno inviato una nota in procura e nei prossimi giorni una segnalazione arriverà anche alla direzione distrettuale antimafia. C’è da appurare se dietro queste scommesse sulle corse virtuali raccolte nei vari betting on-line italiani si possa nascondere un giro di milioni di euro per ripulire il denaro sporco. Aldilà dell’episodio specifico di Quarto – si legge su Il Mattino di ieri – che in ogni caso attende una sua verifica giudiziaria, le indagini si allargano. I clan dopo le scommesse sulle corse e sui combattimenti fisici tra cani, ora avrebbero sfruttato il web e i provider stranieri. In giurisprudenza, però, ci sono decine di sentenze che hanno dato ragione ai gestori dei centri scommesse italiani sequestrati e collegati all’estero. Un ginepraio di norme comunitarie sul gioco on-line in generale, ma ancora nulla è stato scritto sul nuovo fenomeno delle scommesse illegali del «racing dog». rg/AGIMEG