Scommesse, sequestrate 30 agenzie in operazione anti-camorra. Giocatori ignari di piazzare puntate su circuiti illegali

I giocatori erano del tutto ignari di piazzare scommesse su un circuito illegale, anche perché le matrici delle schedine venivano abilmente contraffatte, Un escamotage questo che consentiva anche di superare i controlli amministrativi. Sono alcuni dei risvolti messi in luce nel corso della conferenza stampa sull’operazione condotta dai Carabinieri nel casertano e nel napoletano e in Calabria, Puglia e Sicilia, nel corso della quale sono state eseguite 38 ordinanze di custodia nei confronti di soggetti affiliati a clan della camorra. L’operazione ha inoltre portato al sequestro di una trentina di agenzie di scommesse, secondo le ricostruzioni degli inquirenti ognuna movimentava un giro di scommesse di circa un milione di euro l’anno. Parte degli introiti finiva nelle casse dei clan coinvolti attraverso il pregiudicato Salvatore Venosa, nipote del capoclan detenuto Luigi Venosa detto `o cocchiere’, risultato al vertice dell’organizzazione Venosa-Iovine-Zagaria. Gli accertamenti degli investigatori, effettuati anche attraverso intercettazioni telefoniche e del traffico telematico, hanno consentito di individuare i diversi siti internet utilizzati per la raccolta delle scommesse, i server sui cui risiedono e di identificare gli esperti informatici che li hanno realizzati. Nel giro di scommesse non è risultato coinvolto nessun esponente del mondo dello sport. Il sostituto procuratore nazionale antimafia Filippo Beatrice ha definito racket “il toto nero post moderno” riferendosi al fenomeno degli allibratori che raccoglievano le scommesse porta a porta, anche allora sotto il controllo della camorra. Francesco Greco, coordinatore della Dda della procura partenopea, ha invece sottolineato come il settore delle scommesse sia “strategico per la camorra”. lp/AGIMEG