Scommesse, lo scontro in CGE tra Stanleybet e lo Stato italiano basato su una clausola mai applicata

L’Italia va oggi di fronte alla Corte di Giustizia per difendere una clausola – quella delle convenzioni delle scommesse che prevede la devoluzione ai Monopoli dei beni, materiali e immateriali, strumentali alla raccolta in caso di revoca o decadenza della concessione – che nel caso delle scommesse non ha alcuna implicazione pratica. Oltretutto la causa che verrà discussa è solo una delle tante – circa una dozzina – che i giudici italiani, tra cui anche la Cassazione, hanno rinviato ai colleghi lussemburghesi. Agimeg ha chiesto a bookmaker esteri e concessionari autorizzati  a cosa servisse esattamente questa clausola, e quali beni in concreto verrebbero trasferiti ai Monopoli. Alcuni si sono limitati a sottolineare che questa clausola è una mosca bianca: esiste solamente nel settore dei giochi, e non c’è nulla di simile in alcun altro tipo di appalto o concessione. Di fatto, nel momento in cui si pianifica un investimento per partecipare a una gara, questa clausola espone il candidato a dei rischi altissimi: l’obiettivo è quello di evitare qualunque interruzione nella raccolta delle scommesse (come di qualunque altro gioco, la clausola è stata inserita in tutte le convenzioni del settore). In sostanza, i Monopoli sembrano essere legittimati a incamerare l’intera rete di agenzie allestita dal concessionario decaduto per poi affidarla a un altro soggetto. Tuttavia, il settore dei giochi, in particolare quello delle scommesse, ha delle singolarità: esclusa la concessione che decade o viene revocata e quindi non ha più valore, i beni che i Monopoli di Stato avrebbero interesse a incamerare sono pochi: i mobili delle agenzie non hanno un vero valore economico, nella maggior parte dei casi hanno i colori e i loghi di un concessionario, difficilmente potrebbero essere rivenduti; computer e terminali di gioco invece si svalutano velocemente. Maggior valore hanno i beni come il brand, i software di gioco e di gestione del rischio, il database clienti, l’avviamento. Ma nel caso di un grande concessionario, che magari opera all’estero o offre anche giochi online e slot, risulta difficile immaginare che i Monopoli possano incamerare la piattaforma delle scommesse o il brand. Agimeg ha girato la domanda ai Monopoli di Stato, e ha scoperto che in realtà la clausola controversa non riguarda assolutamente mobili e computer, né tantomeno brand e software. “Per quanto riguarda le scommesse”, l’unica cosa che i Monopoli potrebbero aggredire è “la porzione di rete che collega il concessionario al totalizzatore nazionale”. Probabilmente questa clausola quindi – che è stata inserita nelle convenzioni di tutti i giochi – per altri prodotti ha una portata maggiore, ma in quello delle scommesse si riferisce a beni del calibro di una connessione al sistema centrale di controllo e lo spazio sul server Sogei. Beni che non hanno alcun valore economico, e difatti “La clausola non è mai stata applicata”. gr/AGIMEG