Scommesse, il “colabrodo” del Decreto Dignità. L’ennesimo caso di discriminazione degli operatori di gioco legale

Ci risiamo. Anche giovedì sera è andata in onda l’ennesima conferma della “fragilità” del Decreto Dignità, nella sua parte relativa al divieto di pubblicità da parte di operatori di gioco pubblico. L’incontro di Conference League, la nuova competizione calcistica della Uefa, tra la Fc Zorya Luhansk, formazione ucraina e la Roma, è stato trasmesso in tv su SkySport e Dazn. Sulla maglietta della squadra ucraina faceva bella mostra di sé lo sponsor Marsbet. Si tratta di un operatore di gioco online con sede a Curacao ed ovviamente privo di qualsiasi licenza italiana. Il sito Marsbet.com non risulta nemmeno tra quelli inibiti da ADM ed è quindi facilmente raggiungibile. In pratica per oltre un’ora e mezza è stato ben visibile uno sponsor di scommesse non autorizzato in Italia, mentre sulle magliette delle squadre italiane è assolutamente proibito questo tipo di pubblicità. Una discriminazione verso le aziende di gioco legale che viene perpetrata da più tempo. Ricordiamo ad esempio il Gran Premio del Belgio di Formula 1 della scorsa stagione.

Eppure in altri mercati importanti questo tipo di problema non c’è. E’ il caso dell’Inghilterra e della Premier League di calcio. Quasi il 50% delle formazioni (cioè 9 squadre) impegnate in quella che è la più importante competizione calcistica del mondo per club nazionali, ha la maglia griffata da operatori di scommesse. Al secondo posto ci sono marchi finanziari e assicurativi ed al terzo sponsor di case automobilistiche. Le scommesse sportive si confermano quindi nel ruolo di settore guida nel mercato delle sponsorizzazioni di maglia della Premier League. Non si tratta di una novità assoluta perché il betting è da sempre parte integrante della cultura dei tifosi d’oltremanica. Ecco nel dettaglio le sponsorizzazioni: Brentford (sponsor Hollywoodbets), West Ham (sponsor Betway), Wolverhampton (sponsor ManbetX), Southampton (sponsor Sportsbet), Watford (sponsor Stake), New Castle (sponsor Fun88), Leeds (sponsor Sbotop), Crystal Palace (sponsor W88), Burnley (sponsor Spreadex). Insomma se lo sport italiano, anche quello minore, deve rinunciare ad importanti entrate (che per molte piccole società valgono un’intera stagione se non la sopravvivenza) derivanti dal gioco legale, in altri paesi questa problematica non esiste. sb/AGIMEG