Scommesse, Gentile: “Verso una pubblicità 2.0 per i giochi. Il settore deve uscire dal limbo”

Ma la pubblicità del gioco è un bene o un male? E’ un argomento da regolamentare o da vietare tour court? Esiste davvero un legame con la ludopatia? Che si voglia vedere l’argomento dal lato di chi critica l’attuale situazione o di chi acquista/vende spazi pubblicitari, la conclusione è la stessa. Disinformazione e ipocrisia rendono difficile l’incontro tra le parti”.

Inizia così il commento che Giovanni Gentile, communication manager nel settore del betting, ha pubblicato sulla propria pagina di Linkedin.

“Intanto – prosegue – andrebbe spiegato ai paladini del proibizionismo che vietare la pubblicità, in assenza di direttive della UE, è impossibile. E che i divieti servono sostanzialmente a poco. Dopo 20 anni dall’introduzione dei divieti, i giovani per caso fumano meno? Oppure è crollato il consumo dei superalcolici? E poi per quale motivo è vietata la pubblicità di una grappa ma non dell’amaro? O del vino? Semplice questioni di gradazione? Allora esiste un alcol buono e uno cattivo? O preferiamo parlare della comunicazione below the line portata avanti negli ultimi anni, ad esempio, per promuovere i (…anche miei amati) sigari?
Il gioco vive oggi in un limbo. Vietarla, regolamentarla, lasciarla libera? La pubblicità sul gioco può essere giustamente criticata. La qualità, il messaggio stesso, sono spesso discutibili, e in questi anni sono stati effettivamente compiuti errori. “Pompare” l’immagine del gioco, presentarlo come una soluzione ai problemi della vita, puntare in modo ossessivo sulla presunta particolarità del prodotto o enfatizzarlo attraverso pubblicità di forte impatto. Errori che hanno minato l’immagine stessa del prodotto.
Manca oggi un reale codice di autodisciplina interna del settore, un accordo tra professionisti (come avvenuto invece nel Regno Unito) che adotti delle linee guida preventive per il messaggio. Ma anche dei veri professionisti del settore capaci di creare contenuti più maturi, più veri, meno enfatici.
Un accordo capace anche di affrontare in modo corretto e concreto il problema del canale. Perchè ha ragione Severgnini nel lamentarsi di come vedere una partita sia diventato l’anticamera del gioco tra spot e banner. Ma ha torto Severgnini nel non capire che questo è il risultato di aver confinato in un ghetto dorato la comunicazione del gioco senza alcun progetto sistematico.
Un’ultima considerazione. Eliminare la pubblicità del gioco significherebbe, ovviamente, eliminare:
•    il quadro con i numeri estratti del lotto dalla tv;
•    eliminare ogni accostamento tra programmi tv e lotteria Italia;
•    eliminare il gioco dei pacchi su Rai1;
•    eliminare le pubblicità di lotto e superenalotto dalla tv di stato;
Ma anche, per correttezza, eliminare ogni pubblicità tradizionale o alternativa, di prodotti legati a tabacco e alcol. Siamo disponibili a farlo?” lp/AGIMEG