Scommesse, nel 2025 il mercato mondiale raggiungerà i 106 miliardi. L’Italia brilla per regole e integrity, ma pesa il divieto di pubblicità

Il settore delle scommesse sportive nei mercarti regolamentati raggiungerà i 105,7 miliardi di dollari di ricavi nel 2025, pari a una raccolta di 770 miliardi di dollari; nel 2019 si era attestato a 74,1 miliardi di ricavi e 490 miliardi di raccolta. E’ la stima che avanza la International Betting Integrity Association (IBIA) con lo studio condotto da H2 Gambling Capital An Optimum Betting Market: A Regulatory, Fiscal and Integrity Assignment, in cui analizza lo stato di salute di 20 giurisdizioni principalmente di Europa, Stati Uniti, Australia.

Nel 2019, i casinò assicuravano la fetta più consistente dei ricavi (35%) seguiti dalle lotterie (27%) e dalle gambling machine (20%). Le scommesse si sono attestate invece al 16%, Bingo e altri giochi al 2%. Il report rivela però che il settore delle scommesse sportive è quello destinato a registrare la maggiore crescita fino al 2025, di media aumenterà del 6,3% ogni anno, più del doppio del ritmo che terrà l’intero settore (2,7%). I casinò cresceranno infatti del 3%, il bingo e gli altri giochi del 4,1%, le lotterie del 2,3%, per le gambling machine si ipotizza addirittura una contrazione media dello 0,6% annuo. Nel caso delle scommesse in particolare, quelle online cresceranno molto più rapidamente di quelle a terra (il 10,8% contro l’1,7%). Già dal 2020 – probabilmente anche a causa dell’epidemia di Covid – le scommesse online hanno superato per ricavi quelle a terra (40 miliardi contro 28), ma il trend verrà confermato anche negli anni successivi. Nel 2025 si chiuderà a 62 e 45 miliardi di ricavi rispettivamente.

Lo studio evidenzia che il processo di regolamentazione negli anni passati ha consentito di strappare quote consistenti di mercato agli operatori non autorizzati delle scommesse. Nel 2012 gli operatori legali controllavano il 58,7% del settore, nel 2020 si è raggiunto il 73,6%, e la corsa proseguirà anche nei prossimi anni anche se a ritmi più contenuti. Nel 2025 si arriverà infatti al 76,6%.

Il report analizza anche lo stato di salute dei vari mercati, prendendo come parametri regolamentazione, sistema fiscale, varietà di prodotti, contrasto al match fixing e pubblicità. L’Italia al momento è ottava (con un totale di 77 punti) e soffre soprattutto per il sistema pubblicitario. Nell’analisi si evidenzia che “per le scommesse sportive, in particolare quelle online, è un aspetto fondamentale del mercato regolamentato”, e che “vietare la pubblicità avvantaggia gli operatori offshore e rischia di rendere inefficace qualunque regolamentazione”. Anche per questo si stigmatizza la scelta dell’Italia di vietare del tutto la pubblicità del gioco con il decreto dignità del 2018. E’ probabilmente a causa di questa normativa che l’Italia – sempre secondo il report – avrà difficoltà a dirottare la domanda verso i canali regolamentati. E questo nonostante al momento vanti una percentuale altissima (94%) e sia seconda solo al Regno Unito.

Tornando al giudizio complessivo, l’Italia non ottiene un punteggio particolarmente brillante nemmeno sulla tassazione, “la pandemia ha determinato una situazione di incertezza finanziaria per molti club sportivi e alcune giurisdizioni hanno visto nelle scommesse un modo per assicurare risorse aggiuntive”, e come esempio di cita proprio la tassa salva sport introdotta dal nostro Paese: “Assieme al divieto di pubblicità, questa misura con ogni probabilità andrà a beneficio degli operatori offshore“. L’Italia invece conquista invece i voti più alti per regolamentazione e integrità dello sport. lp/AGIMEG