Sbordoni (avvocato) ad Agimeg: “Settore del gioco deve tornare ad una normalità dopo le discriminazioni subìte. Servono scelte di responsabilità politica per riordinare immediatamente il comparto assicurandogli omogeneità”

“Il settore del gioco, con tutti i pro e contro, è un settore come un altro, una categoria merceologica svolta dallo Stato stesso, e come gli altri deve essere trattato nella normalità e non nell’eccezionalità relativa alle particolarità che si vogliono trovare per scopi politici o altro”. Lo ha detto l’avvocato Stefano Sbordoni nel corso della diretta con il direttore di Agimeg, Fabio Felici, incentrata sulle misure da adottare per evitare che il settore del gioco possa essere nuovamente chiuso.

Da oggi già 7 regioni sono in zona bianca, cosa bisogna fare per fare in modo che il mondo politico non si accanisca nuovamente sul settore del gioco?

“Nella normalità esistono protocolli che vanno rispettati, non c’è prova che gli operatori del settore non li abbiano rispettati e che il rischio corso nel comparto del gioco sia superiore ad altri: se non ci sono prove in questo senso deve essere trattato con normalità. Le manifestazioni di piazza, le proteste, i comportamenti di esasperazione che abbiamo dovuto avere sono stati una reazione per ottenere quella normalità che deve essere pienamente riconosciuta. L’aspetto sanitario nel caso dell’epidemia di Covid ha messo il settore in condizione di inferiorità rispetto ad altri. A mio giudizio è moralmente pessimo l’atteggiamento di sfruttare l’emergenza sanitario per ottenere vantaggi di tipo politico. Speriamo che il terzo lockdown non ci sarà mai. Esistono protocolli molto rigidi sin dall’inizio, con alti costi di attivazione, ma che sono stati sempre attuati. Non c’è prova che non siano stati adottati o che le attività di gioco abbiano rischi superiori rispetto ad altri comparti. Chiediamo solamente normalizzazione e trattamento equiparato ad altri settori”.
In merito alla riapertura delle attività di gioco in zone ‘bianche’, ma senza che sia stata emanata un’ordinanza, Sbordoni ha affermato: “Secondo la normativa governativa in essere, in zona bianca determinate attività commerciali che rientrano in determinati codici Ateco possono riaprire, tra cui anche le attività di gioco, prima della data prevista del 1° luglio. Che poi un governatore debba confermare con un’ordinanza, è un atto discrezionale. Se poi ci fosse un esercizio su migliaia che non rispetta i protocolli è un problema che va risolto, ma non criminalizzando l’intero settore. Non vorrei che solo il comparto del gioco debba avere massima cautela, quando invece ha diritto di riaprire secondo la legge nazionale una volta che una data regione è entrata in zona bianca”.

L’Italia sarà presto tutta in zona bianca ed il comparto del gioco sarà completamente riaperto: per quale motivo diventa urgente ora una normativa nazionale di riordino del settore?

“La rivisitazione della normativa di settore è un’urgenza – ha detto Sbordoni – ma nessuno si vuole prendere responsabilità politiche. Sull’intesa Stato Regioni, ultimamente la giurisprudenza amministrativa ha sottolineato che non ha valore cogente. I giudici di merito devono capire però che quella che era una soluzione, seppur con alcuni difetti, andrebbe resa attuale, dando il rilievo che merita. Anche un cittadino a digiuno delle problematiche del settore, edotto degli effetti del distanziometro, capirebbe che non vi sono certezze giuridiche tutelate e sarebbe preoccupato, questo al di là del settore del gioco. Tengo a ribadire che non è tanto il settore in sè il problema, quanto l’incertezza che a livello sociale generano situazioni contradditorie e assurde come quelle che vive il comparto. Il riordino del settore dei giochi è assolutamente necessario, serve omogeneità”, ha concluso. cr/AGIMEG