Match fixing, PM Angelillis “Società devono avere onere di prevenire le combine attuate dai giocatori”

E’ necessario modificare la fattispecie di frode sportiva, per costituire in capo alle società sportive “un onere di prevenire il comportamento doloso dei singoli giocatori” E’ quanto ha chiesto nel corso del convegno “Match Fixing: Attacco alla credibilità dello sport”, il pm barese Ciro Angelillis, portando come esempio “l’obbligo di monitorare i flussi di scommesse, per accertare eventuali anomalie”. Angelillis nel suo intervento ha chiesto una serie di interventi normativi, a iniziare dal valore che ha il reato della frode sportiva: “il Legislatore lo ha reso un reato di poco conto, viene punito con la reclusione fino a tre anni, alla stregua della diffamazione. Ha la stessa gravità del reato che commette chi dà del cretino a un altro”. E questo ha pesanti ripercussioni sulle indagini, dal momento che  impedisce di avvalersi di strumenti come le intercettazioni: “Per autorizzare un’intercettazione, si valuta  se l’ipotesi di reato sia talmente grave da permettere di invadere la privacy”. Angelillis ha inoltre proposto di intervenire sulle sanzioni:  “Le misure più efficaci si sono dimostrate non quelle detentive, ma quelle di natura patrimoniale. Ai delinquenti non interessa tanto finire in carcere, quando perdere il proprio status. Il Legislatore in simili casi dovrebbe permettere di rivalersi anche su beni equivalenti a quelli che hanno prodotto i reati, e non solo su quelli direttamente provenienti da comportamento doloso”. Angelillis ha quindi sottolineato che la repressione del fenomeno ha sempre un’efficacia limitata: “La lotta alla frode sportiva ha un nome e cognome: prevenzione”. gr/AGIMEG