“Match Fixing: attacco alla credibilità dello sport”, tutti gli interventi

“L’indagine di Cremona ha numeri tali da poter dare uno spaccato del match-fixing in Italia: 160 persone indagate, 200mila telefonate intercettate e un centinaio di match coinvolti di tutte le serie”. E’ quanto ha detto Roberto Di Martino, Procuratore di Cremona, nel corso del convegno “Match Fixing: attacco alla credibilità dello sport” che si sta svolgendo a Roma presso l’Avvocatura di Stato. Di Martino ha dato qualche dettaglio dell’organizzazione al centro dell’indagine di Cremona: “Secondo quanto ha raccontato un collaboratore di Singapore ai vertici del sodalizio ci sarebbero otto-nove persone – con base in Asia, NdR – ciascuna delle quali si occupava di manipolare le partite in un’area geografica. Oltre al gruppo dirigente, operavano altri due gruppi: quello che volgarmente è stato chiamato quello degli Zingari, che aveva il compito di alterare le partite italiane, e un gruppo di calciatori – particolarmente introdotti – che contattavano i giocatori di altre squadre”. Lo schema classico delle combine prevedeva che “gli slavi si rivolgevano ai calciatori introdotti, se si verificava la possibilità di alterare una partita, si trasferivano in Italia e mettevano sul piatto il denaro per alterare le partite. Se la combine non aveva luogo, i calciatori erano tenuti a restituire le somme”. Di Martino ha poi evidenziato l’importanza della collaborazione internazionale nelle indagini sulle combine, anche perché oltre all’ipotesi di reato nell’indagine di Cremona viene contestata anche l’aggravante della trans-nazionalità: “Nel corso dell’indagine di Cremona abbiamo fatto una serie di rogatorie internazionali. Quella effettuata in Croazia ad esempio ci ha permesso di venire in possesso di intercettazioni ‘in tempo reale’ di un tentativo di combine che si stava effettuando in Italia. Ma Di Martino ha anche evidenziato che “le autorità croate erano in possesso già da circa un anno di intercettazioni che avrebbero consentito di evitare combine in Italia”. E ancora “Singapore invece non ha fornito un’ampia collaborazione, è stato difficile anche accreditare dei poliziotti italiani. Solo nel corso di una recente riunione dell’Interpol, dei poliziotti di Singapore si sono accreditati facendo presumere che le autorità dello Stato asiatico a causa del pressing internazionale abbiano deciso di avviare un’indagine”. gr/AGIMEG

Di Martino: Troppi calciatori scommettono. Forse il 70%

Roberto Di Martino, Procuratore di Cremona – nel corso del convegno “Match Fixing: attacco alla credibilità dello sport” che si sta svolgendo a Roma presso l’Avvocatura di Stato – ha anche parlato del coinvolgimento dei calciatori nelle scommesse: “Un collaboratore ci ha detto che il 70% dei calciatori scommette. Probabilmente si tratta di un dato gonfiato, ma che lascia comunque presumere che il fenomeno sia particolarmente diffuso. E’ chiaro che se un calciatore scommette su partite cui è estraneo, sia poi tentato di puntare anche in quelle in cui è direttamente partecipe. E’ un fenomeno che va arginato”. E sui rapporti con la giustizia sportiva: “La collaborazione è ottima, ma vi sono dei problemi. Del resto giustizia sportiva e giustizia ordinaria perseguono finalità differenti. Inoltre, la giustizia sportiva ha tempi di azione più rapidi, anche per non rallentare le competizioni. Per questo, a volte ho consentito alla giustizia sportiva di effettuare ad esempio interrogatori prima di quella ordinaria. Tuttavia ci sono dei problemi che vanno risolti. Un calciatore, o un dirigente, può essere tentato di non denunciare un tentativo di combine all’autorità giudiziaria, per la paura di subire sanzioni a livello sportive che ne potrebbero compromettere la carriera”. E quindi Di MArtino ha chiesto maggiorti poteri per la Magistratura che effettua simili indagini, perché per tutte le fattispecie di reato sia possibile effettuare delle intercettazioni:”In questa indagine abbiamo potuto fare ricorso a questro strumento, solo di fronte a un reato ritenuto più grave (e sanzionato con la reclusione fino a dieci anni), ovvero il tentativo di uno dei soggetti coinvolti di  sedare alcuni calciatori. gr/AGIMEG

PM Angelillis “Società devono avere onere di prevenire le combine attuate dai giocatori”

E’ necessario modificare la fattispecie di frode sportiva, per costituire in capo alle società sportive “un onere di prevenire il comportamento doloso dei singoli giocatori” E’ quanto ha chiesto nel corso del convegno “Match Fixing: Attacco alla credibilità dello sport”, il pm barese Ciro Angelillis, portando come esempio “l’obbligo di monitorare i flussi di scommesse, per accertare eventuali anomalie”. Angelillis nel suo intervento ha chiesto una serie di interventi normativi, a iniziare dal valore che ha il reato della frode sportiva: “il Legislatore lo ha reso un reato di poco conto, viene punito con la reclusione fino a tre anni, alla stregua della diffamazione. Ha la stessa gravità del reato che commette chi dà del cretino a un altro”. E questo ha pesanti ripercussioni sulle indagini, dal momento che  impedisce di avvalersi di strumenti come le intercettazioni: “Per autorizzare un’intercettazione, si valuta  se l’ipotesi di reato sia talmente grave da permettere di invadere la privacy”. Angelillis ha inoltre proposto di intervenire sulle sanzioni:  “Le misure più efficaci si sono dimostrate non quelle detentive, ma quelle di natura patrimoniale. Ai delinquenti non interessa tanto finire in carcere, quando perdere il proprio status. Il Legislatore in simili casi dovrebbe permettere di rivalersi anche su beni equivalenti a quelli che hanno prodotto i reati, e non solo su quelli direttamente provenienti da comportamento doloso”. Angelillis ha quindi sottolineato che la repressione del fenomeno ha sempre un’efficacia limitata: “La lotta alla frode sportiva ha un nome e cognome: prevenzione”. gr/AGIMEG

Ghirelli (Lega Pro) “In Europa 42 paesi sotto attacco”

“Quarantadue paesi dell’Europa sono sotto attacco” E’ quanto ha detto Francesco Ghirelli, direttore generale della Lega Pro, nel corso del convegno “Match Fixing, attacco alla credibilità dello sport”. “Le bande si sono spostate dal traffico di droga al match fixing, perché le pene sono molto minori. Oltretutto, basta andare nella vicina Svizzera perché il reato non esista”. E sull’azioni di contrasto al fenomeno che la Lega Pro ha adottato: “Abbiamo avviato la collaborazione con SportRadar prima dell’indagine di Cremona – che ovviamente ci dà maggiore stimolo a andare avanti – e abbiamo tutte le nostre partite monitorate, nella stagione 2012-2013 sono  più di 1.100. Abbiamo favorito l’adozione di un Codice Etico e la creazione di un Integrity Office”. Tutto questo ha permesso di passare dalle 15 partite incluse nelle indagini della procura di Cremona, alle 5 sospette nel campionato scorso (di cui una solamente con alert rosso), a nessuna segnalazione in quello in corso. La Lega Pro ha poi lavorato molto sulla prevenzione e sull’educazione: “Abbiamo dovuto compiere una vera e propria opera di alfabetizzazione nei confronti dei giocatori e degli staff tecnici, per insegnare loro quali sono i rischi che si corrono scommettendo”. Ghirelli ha quindi evidenziato che la Lega Pro ha si serve anche della collaborazione delle Associazioni sportive: “In ogni club abbiamo un referente sulle combine, e questo ci dà un forte radicamento sul territorio.Oltretutto questa rete è stata costituita nell’arco di una settimana, a testimonianza della collaborazione che si è creata sul tema”. gr/AGIMEG

Turchi (ADM) “Quest’anno una decina di segnalazioni di flussi anomali”

“Quest’anno siamo già a una decina di segnalazioni, in particolare in questa fase – forse perché si stanno chiudendo i campionati – qualcosa di anomalo lo stiamo vedendo”. E’ quanto ha detto Luca Turchi, a capo dell’Ufficio Scommesse Sportive e Ippiche dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nel corso del convegno “Match Fixing: attacco alla credibilità dello sport” che si sta svolgendo a Roma. Turchi ha tuttavia puntualizzato che “le scommesse che transitano sulla rete legale sono garanzia di legalità e trasparenza, sia per i giocatori, sia per gli operatori. Chi va a analizzare i flussi, può poi verificare infatti se ci sono state delle anomalie. E lo strumento consente di accertare anche reati diversi dalle combine sportive, a volte questi flussi infatti sono connessi a fenomeni di riciclaggio”. Turchi ha riconosciuto che il processo per arrivare a un simile sistema è stato travagliato: “Forse abbiamo sbagliato inizialmente a dare le comunicazioni adeguate agli organi adeguati. Successivamente, grazie anche all’opera del ministero degli Interni -all’epoca Roberto Maroni – e del prefetto Antonio Manganelli si è creato un iter molto più serrato, che ci permette di avvisare anche le stesse associazioni sportive dei flussi delle giocate, in molti casi anche prima dell’inizio della partita”. Turchi ha anche citato la recente operazione condotta in Campania che ha portato al sequestro di una trentina di agenzie: “E’ una prova della bontà del sistema, perché i controlli effettuati sul totalizzatore delle scommesse hanno consentito di accertare delle anomalie nelle giocate”. gr/AGIMEG

Presilla (SportRadar) “Scommesse, un mercato che al mondo vale 500 miliardi l’anno”

“La raccolta delle scommesse sportive a livello internazionale raggiungono una raccolta di 500 miliardi l’anno, l’89% proviene dal calcio”. E’ la cifra che ha dato Marcello Presilla di SportRadar, nel corso del convegno “Match Fixing: attacco alla credibilità dello sport” che si sta svolgendo a Roma. Presilla ha evidenziato che il fulcro del mercato sia il Sudest Asiatico, “c’è un solo operatore che raccoglie circa 200 miliardi l’anno” ovvero quasi la metà del mercato globale. Tra gli strumenti che SportRadar utilizza per rilevare le anomalie c’è “la tracciazione delle quote, anche perché chi punta a alterare un incontro, per prima cosa controlla le quote che vengono offerte. Il sistema monitora l’andamento della quota dall’apertura delle scommesse, alla fine dell’evento, e è in grado di riconoscere i differenti andamenti delle quote che ogni singolo sport normalmente presenta. gr/AGIMEG

Vilotte (Arjel) “Necessario armonizzare le normative nazionali in materia”

“A livello internazionale occorre armonizzare una serie di regole”. Lo ha detto Francois Vilotte, presidente dell’ente regolatore francese per il gioco Arjel, nel corso del convegno “Match Fixing: attacco alla credibilità dello Sport”, sottolineando che occorre “un forte coordinamento tra gli Stati, e questo richiede l’armonizzazione delle norme sulla lotta alla manipolaziona di eventi sportivi: è proprio all’eleborazione di una normativa internazionale che stanno lavorando 41 Stati sotto l’egida del Consiglio d’Europa”. Per prevenire il fenomeno del match fixing occorre, secondo Vilotte, “prevenire possibili conflitti di interesse (per esempio vietando agli atleti di scommettere sulle proprioe competizioni), prevenire la pericolosità di certi tipi di scommesse regolamentandone l’offerta, e creare dei legami giuridicamente vincolanti tra gli operatori di scommesse legali e gli organizzatori di eventi sportivi”. Per quanto riguarda le indagini, Vilotte ha messo l’accento sull’importanza di “instaurare dei dispositivi nazionali di indagine a supporto di sistemi di allerta autonomi, di competenza delle autorità pubbliche e applicabili alle specificità delle competizioni e dei mercati nazionali; creare delle piattaforme nazionali di sorveglianza sulle scommesse e interconnettere tra di loro queste piattaforme nazional; ispirarsi alle norme antiriciclaggio già esistenti, in particolare sulla segnalazioni di operazioni sospette, in modo da facilitare la raccolta di informazioni”. Infine, dal punto di vista della repressione, secondo Vilotte occorre “sanzionare penalmente tutti i comportamenti connessi con la manipolazione di eventi sportivi, armonizzare a livello mondiale i regolamenti sportivi e redigere un codice mondiale contro la manipolazione delle competizioni; stabilire dei legami, sul modello della normativa italiana, tra i procedimenti penali e quelli disciplinari in materia di match fixing”. Parlando delle dimensioni del fenomeno, il numero uno dell’Arjel ha ricordato che “è difficile da quantificare, e i procedimenti penali aperti in questo campo sono stati tutti aperti in maniera incidentale, non in seguito a disposizioni specifiche di prevenzione e indagine”.  Per prevenire il fenomeno, occorre quindi “un’ azione coordinata dei principali protagonisti: il mondo dello sport, le autorità pubbliche e gli operatori delle scommesse legali”. Gli Stati devono “adottare normative in materia, anche sul piano penale, in modo da proteggere gli scommettitori e lottare contro la manipolazione di eventi sportivi”. rg/AGIMEG