Magistro (Vicedirettore ADM), “Ctd, vera emergenza nazionale. Servono controlli capillari, nel 2013 circa 2mila interventi”

Un’evasione di mezzo miliardo l’anno. Ingenti quantità di denaro investite nelle indagini. E, al momento della chiusura dei Centri di trasmissione dati, le agenzie fantasma riappaiono pochi metri più in là. “L’investimento è esiguo, per cui noi li chiudiamo e loro ricominciano da capo. Sono tantissimi, una vera emergenza nazionale”. Luigi Magistro, direttore generale dei Monopoli ha dichiarato guerra ai Ctd. E sul suo tavolo il dossier sulle agenzie non autorizzate che incassano scommesse per circa 3 miliardi l’anno è sempre aperto. Ma task force. indagini. controlli da soli non bastano: serve attuare davvero le nuove norme sul gioco. E’ quanto si legge in un’intervista al direttore dei Monopoli di Stato, Luigi Magistro, contenuta in una inchiesta-reportage su “l’Espresso” oggi in edicola.

D: Quando avete scoperto il fenomeno delle ricevitorie fantasma? E come è cambiato?

R: “Il fenomeno si insinua in Italia già a partire dal 2000, ma assume dimensioni rilevanti nell’ultimo quinquennio, sfruttando la pretesa illegittimità comunitaria della normativa d’allora. Ora le norme sono state allineate ai principi europei e la nuova gara del 2012 ha dato a tutti la possibilità di operare come regolari concessionari dello Stato. Ciononostante, molti hanno continuato ad operare senza concessione perché economicamente più conveniente”.

D: E come fanno?

R: «È molto semplice. Operatori dotati di una licenza come pubblici esercizi, tipicamente Internet point, accettano scommesse collegandosi ad un bookmaker, spesso estero, il tutto in assenza di concessione ed autorizzazione italiana. Ovviamente, così facendo, non applicano alle scommesse l’imposta prevista in Italia. Questo consente loro di offrire quote migliori rispetto a quelle praticate dai concessionari autorizzati. Rimanendo al di fuori dei circuito controllato dallo Stato, per molti è anche facile evadere le imposte sui redditi”

D: La replica degli operatori è che loro sono nella legalità come stabilito dalla Corte europea, e che svolgono una normale attività di intermediazione. Come risponde?

R: “Come ha ribadito di recente il Consiglio di Stato, l’offerta di scommesse in Italia ha come presupposto necessario la licenza della Questura e la concessione. Ciò in quanto si tratta di un comparto molto delicato, sia per i profili di ordine pubblico, sia per questioni relative alla fede pubblica e alla tutela dei minori. Gli operatori in questione. in realtà, accettano le scommesse, incassano le giocate e pagano le vincite, offrendo anche altri servizi di gioco, in assenza della licenza e della concessione”

D: Come si può reprimere il fenomeno?

R: “C’è un solo modo: effettuare controlli capillari. E quello che stiamo facendo insieme alle forze di Polizia e, in particolare, alla Guardia di Finanza. Nel 2013 sono stati effettuati circa 2mila interventi. Purtroppo, trattandosi di attività che richiedono investimenti modesti, alla chiusura di un centro segue spesso la riapertura sotto altro nome di copertura. È già in programma una intensificazione dei controlli specifici, così come di quelli volti a contrastare l’evasione delle imposte sui redditi”.

D: Quante tasse in più entrerebbero se tutte le scommesse fossero legali?

R: “Si può stimare che il fenomeno sottragga all’Erario una cifra intorno ai 500 milioni di euro all’anno, considerando, oltre alla evasione dell’imposta sulle scommesse, anche le imposte sui redditi non pagate dalla filiera che va dagli operatori nazionali ai bookmaker esteri, spesso allocati in Paradisi fiscali”.

D: C’è bisogno di una legge ad hoc?

R: “La recente legge di delega per la riforma fiscale si occupa anche dei giochi, prevedendo una complessiva revisione della normativa vigente. Stante la rilevanza del fenomeno, sono certo che in sede di attuazione si troverà la soluzione più idonea per debellarlo una volta per tutte”.

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