Gruppo “Esercenti delle scommesse sportive”: “Ad attività chiuse da oltre due mesi vengono aumentate le imposte. Ecco perché la nuova tassa metterà ancora più in crisi il settore delle scommesse”

“Da quanto emerge dalle varie bozze del “fondo salva sport” si prevede una tassazione unica sulla raccolta con una percentuale che potrebbe oscillare tra lo 0,35% e l’1% ma con un tetto di prelievo certo pari a non meno di 35 milioni di euro per l’anno 2020, 40 milioni per l’ anno 2021 e 40 milioni per anno 2022. Agli occhi di un non addetto ai lavori potrebbe sembrare un aumento molto piccolo”. Il gruppo “Esercenti delle scommesse sportive” spiega come funzionerà la tassa che il Governo sta pensando di introdurre sulla raccolta delle scommesse sportive e quali gravi problemi causerà ad un settore che, vale la pena ricordare, ha le attività chiuse da due mesi e nessun tipo di accenno ad una possibile riapertura. “In realtà non è così: poiché la tassazione è calcolata sul margine (ossia su quanto resta tra raccolta e vincite), la proposta fatta dal Governo equivale ad un aumento delle imposte che potrà variare tra il 20 ed il 40%. Per fare un esempio è come se si aumentasse in un colpo solo l’IVA di almeno 4 punti (e fino a 8). Ci chiediamo cosa sarebbe successo se una proposta del genere fosse stata avanzata per uno qualsiasi degli altri settori attualmente sospesi, se come piano di rilancio, ad esempio, dei parrucchieri o degli stabilimenti balneari, fosse stato proposto di aumentargli le tasse del 20%! Perché questo sta per succedere a noi. Ad un settore in crisi, anzi totalmente chiuso, gli si sta dicendo che, come aiuto gli si aumenteranno le imposte! Per avere un settore all’avanguardia abbiamo impiegato quasi 20 anni. Gli investimenti fatti, sia economici che come sviluppo delle professionalità, hanno permesso di creare un settore finalmente in grado di contrastare la diffusione del gioco irregolare e illegale, l’evasione e l’elusione fiscale, nonché di assicurare una maggior tutela del giocatore. Ora ci domandiamo perché nel 2020 si vuole fare un passo indietro? Forse – concludono – per rilanciare il calcio e lo sport è possibile trovare qualche altra soluzione, senza dovere necessariamente chiedere altri sacrifici a oltre 100.000 famiglie, senza lavoro da altre 2 mesi”. lp/AGIMEG