Gran Bretagna, dati allarmanti sulle scommesse online

I volumi di gioco delle scommesse on-line in Gran Bretagna hanno superato ogni record nel corso del 2012. Circa 2 miliardi di sterline sono stati puntati su ogni disciplina sportiva e non solo, dall’ ippica al calcio, dalle olimpiadi alla formula 1. Così, mentre il gioco d’azzardo on-line ha superato quota 500 mila utenti, la politica britannica cerca di tamponare un fenomeno legalizzato dal governo Blair nell’ormai lontano 2005.

I dati diffusi dal servizio sanitario nazionale britannico che si occupa della questione, vanno ben oltre la mole di scommesse effettuate: si viene a conoscenza che ogni giocatore è indebitato di circa 17.500 sterline, circa 20 mila euro, o che il 20% di chi scommette con il proprio denaro on-line è in realtà minorenne. Il noto quotidiano The Independent ha indagato sul fenomeno, raccogliendo interviste e testimonianze di vita di giocatori e addetti ai lavori. C’è di tutto: dal 35enne condannato per un furto necessario a ripagare un debito alla libera professionista nel tunnel. Sempre più donne, infatti, sono assidue scommettitrici e, spesso, sono persone provenienti dalla classe media, agiata e istruita.

Gli operatori di scommesse, intanto, continuano le loro campagne pubblicitarie, sempre più raffinate e targettizate. Il governo Blair consentì, in principio, proprio la pubblicità delle scommesse on-line, fino ad allora accessibili solo dall’estero, tramite siti con sede legale sull’Isola di Man o in qualche paradiso fiscale.

Ma ora, a quanto reso noto dal governo Cameron, è giunta anche l’ora di tassare essendo la pratica della sede legale in nazioni a bassa tassazione ancora molto in voga.

Dal dicembre 2014, secondo l’esecutivo, le agenzie di scommesse on-line verranno tassate in base alla residenza del giocatore e non più in base al territorio in cui è posizionato il server. Entreranno quindi più soldi nelle casse di sua maestà, soldi che in molti sperano vengano usati per arginare la piaga del “gambling”, così come avviene per il mercato del tabacco.

Proliferano, intanto, le cliniche per curare la dipendenza, come la National Problem Gambling Clinic diretta da Henrietta Bowden-Jones, una vera autorità sui media quando si parla di scommesse on-line. Ma non è solo Internet a spaventare. Le cosiddette “videolotteries”, presenti in locali come bar e discoteche, sono un altro nemico delle associazioni e degli operatori che cercano di combattere il fenomeno. Perché un dato è certo: se è vero che gli scommettitori abituali sono 500mila, nel 2012 ben 9 milioni di sudditi britannici hanno giocato almeno una volta. gdc/AGIMEG