Emergenza Coronavirus, Ghirelli (Lega Pro): “Occorrerebbe costruire un fondo in cui destinare una parte delle risorse del monopolio sulle scommesse”

“Noi eravamo già in una situazione di difficoltà. Abbiamo messo in atto delle misure che avevano dato credibilità al campionato, tant’è vero che i punti di penalizzazione sono irrisori rispetto allo scorso anno, in cui ne avevamo 300. Inoltre, avevamo portato 600.000 spettatori in più rispetto al girone d’andata. Si immagini, adesso, gli stadi vuoti. A sferrare il colpo decisivo, l’arrivo di questa crisi, che rischia di incidere almeno del 30% sul fatturato medio annuo delle squadre e che potrebbe portare ad un’escalation per ciò che concerne il problema della continuità aziendale: se un imprenditore, proprietario di un club, entra in crisi per i motivi che sono davanti agli occhi di tutti, quasi sicuramente sceglierà di mantenere in vita l’azienda madre, sacrificando così la sua squadra di calcio. Ciò farebbe diventare più povero il paese, perché la Serie C è il calcio che fa bene al paese, perché noi siamo un grande impianto sociale piuttosto che un’azienda. Noi siamo più “no profit”: i presidenti, di propria tasca, immettono denaro per ripianare i debiti dell’azienda, alla fine dell’anno. Se tutto questo viene a mancare, l’Italia perde una parte di quella forza che ha, quella di quel reticolo nascosto, invisibile che regge questo paese: il volontariato. La Lega Pro ha bisogno da parte del Governo di un po’ di “benzina”, quella necessaria per ripartire. Tutto il resto, lo faremo noi. Se uno stato moderno mette in campo delle risorse fiscali che servono a rimettere in piedi l’impiantistica, i centri sportivi, la formazione, ciò favorisce l’arrivo di indotti, significa che altre persone investono, cresce l’occupazione, fino a un aumento delle entrate anche per il fisco: questa è la sussidiarietà che noi proponiamo. Sarà compito della Lega Pro, in seguito, tagliare i costi e fare dei sacrifici”. E’ quanto ha detto il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli in un’intervista su Super News. “Il 16 marzo, 57 squadre su 60 sono riuscite a stipendiare i propri tesserati. Il problema arriverà nelle prossime settimane. La Serie C si regge sugli incassi, dipende dalla presenza dei tifosi allo stadio. Ora gli stadi sono vuoti. Questo è un serio danno”, ha aggiunto. Per poter sopperire le perdite, ha detto, “Sono state formulate una serie di ipotesi: il credito d’imposta, l’apprendistato, l’idea di riaprire la questione del semi-professionismo, gli sgravi fiscali. I nostri presidenti spesso effettuano finanziamenti a fondo perduto e, nonostante ciò, subiscono un carico fiscale del 50%. Bisogna invece pensare a delle formule incentivanti, che valorizzino un intervento del genere, piuttosto che penalizzarlo. Per questo motivo, occorrerebbe costruire un fondo nel quale ci siano la cassa depositi e prestiti, l’istituto di credito sportivo, una parte delle risorse del monopolio sulle scommesse, liberate dal carico fiscale, in modo tale da non gravare sullo Stato, un fondo dal quale le società possano attingere per prendere respiro in una situazione così difficile. Come ho precedentemente chiarito, quindi, l’intervento che chiediamo al Governo è solo parziale ed iniziale, perché per il resto sono tutti interventi di sussidiarietà di cui noi ci facciamo carico. Il taglio dei costi è una delle misure essenziali da mettere in atto, così da metterli in sostenibilità in un contesto completamente cambiato. Adesso sarà compito del presidente Gravina assemblare tutte queste proposte e discuterne con il Governo”, ha continuato. cdn/AGIMEG