Comitato “Indifesadeictd”: “Dalla nostra parte il parere della Cge”. Ughi (Agisco): “Il mercato non può viaggiare su due binari distinti”

“Negli ultimi 10 giorni diversi esponenti del gioco, italiano e internazionale, hanno replicato alle dichiarazione di Maurizio Ughi. Anche “L’Espresso”, e ancor più recentemente l’Avvocato Agnello, sono intervenuti nella questione riportando all’attenzione degli addetti ai lavori e del grande pubblico, la situazione dei CTD. Peccato che nessuno abbia però voluto informarsi direttamente con la categoria maggiormente interessata da questa serie di posizioni”.
Presa di posizione del comitato “Indifesadeictd”, che attraverso un comunicato ha commentato le parole del presidente di Snai Servizi.
“Andando con ordine, riteniamo decisamente provocatoria, e persino oltraggiosa, l’equazione lanciata da Mauruzio Ughi, secondo cui i concessionari sarebbero sinonimo di legalità e i CTD di improvvisazione. I CTD si sottopongono agli stessi controlli delle agenzie, se non più serrati, e hanno dimostrato, come nel caso degli incontri di calcio truccati, un senso della professionalità che ha prevalso sulla reticenza dei concessionari. Tornando all’esempio “ughiano” delle farmacie, dovrebbe essere chiaro come i CTD siano sottoposti a un doppio controllo, sulla licenza dell’operatore per cui trasmettono dati e a livello personale. In tal senso si potrebbe ricordare come proprio l’attività dei CTD sia vista dalla CGE come un baluardo contro le frodi. Annotare poi come gli introduttori del gioco senza freni sbraitino contro i CTD, fa semplicemente sorridere. Chi ha introdotto la VLT da 500€ a giocata? Chi ancora accetta scommesse minimi da 1 euro? Chi promette rendite vitalizie e appartamenti? Senza dimenticare che il gioco in Italia viene venduto ovunque e, come diciamo sempre, da tutti. Compresi i cassieri degli autogrill pronti a versare anche il resto in gratta&vinci!
L’articolo pubblicato da “L’Espresso” dimentica, invece, l’esistenza di una giurisprudenza comunitaria e nazionale che censura il sistema cosi’ come impostato. Si criticano i CTD, ma in realtà si tratta di una critica contro la magistratura che di fatto rende lecito l’operato dei centri. Si continua inoltre a confondere CTD e concessionari, dimenticandosi che i CTD versano cospicui introiti all’erario creando indotti di primaria importanza. Proprio quei CTD che chiedono da tempo, e a gran voce, di essere riconosciuti nonostante le continue “dimenticanze” dei vari bandi diretti ai soli concessionari. Anche l’ultimo bando, citato da L’Espresso, è stato oggetto di censure da parte di centinaia di tribunali e, con un record poco felice, abbia subito rinvii presso la CGE in ben 8 occasioni da parte di organi amministrativi e penali.
Concludiamo con quanto espresso dall’Avvocato Agnello. Ci chiediamo se, dopo tanti anni di attività, abbia capito come funzioni un CTD o, se nel disperato tentativo di difendere la società che rappresenta, se lo sia dimenticato. Le dichiarazioni rilasciate in giornata, condivisibili sul lato del sistema autorizzatorio, stridono con quella che è la reale figura del CTD, che non è propaggine diretta del bookmakers in quanto, nel caso, diventerebbe una sorta di subconcessionario”.

Ughi (Agisco): “Il mercato non può viaggiare su due binari distinti”

“Le recenti azioni di Snai Servizi servono soprattutto a mettere in luce una distinzione elementare, ovvero tra le scommesse pubbliche e quelle private. Nel primo caso si parla della vendita di un bene pubblico attraverso una disciplina statale, nel secondo si parla di un atto individuale indipendente da quanto regolamentato in Italia. Nessuno vuole portare avanti una battaglia contro i Ctd, ma per la tutela del cittadino è bene stabilire che non può restare in piedi un doppio regime”.
Così Maurizio Ughi ha commentato ad Agimeg il comunicato del comitato “Indifesadeictd”. Nel descrivere la sua battaglia il presidente di Snai Servizi parla in primo luogo di una lotta per dare massima chiarezza allo scommettitore.
“Nel 1996 lo Stato ha tolto le scommesse dalle mani degli allibratori clandestini, andando, grazie ad una forte collaborazione con l’azienda che rappresento, a sottrarre il gioco al caos e alla criminalità. E’ stata una presa di posizione chiarissima. I concessionari hanno cominciato ad operare rispettando determinate regole, pagando le tasse, occupandosi della vendita di ogni singola scommessa solo dopo il benestare di Sogei e senza trasmettere pacchetti di dati. Cambiare il sistema delle scommesse in Italia richiede un iter legislativo, quindi pubblico. Altri hanno una gestione delle scommesse di natura privata, con regole sulle quali non entro in merito e che magari potrebbero essere persino più performanti rispetto a quelle pubbliche, ma che comunque possono essere cambiate in qualsiasi momento. Ecco quindi le nostre motivazioni: se uno Stato combatte un certo sistema non può accettare che accada qualcosa di diverso. Se una sala non può essere aperta nei pressi di un luogo sensibile, non è possibile vedere una sala a 10 metri da un asilo”.
Ughi chiede quindi regole univoche.
“Anche io vorrei accettare scommesse private – prosegue -. Ma non lo faccio se prima non ho il benestare di un tribunale, perché non avrei quella credibilità fondamentale nei confronti del giocatore. In Inghilterra, a parte la National Lottery, non c’è monopolio. A Malta esistono altre regole che, ci tengo a sottolineare, sono state adottate fuori da Malta. In Italia è stata preso un binario, ma ora ce ne sono due. O lo Stato difende quello che ha sostenuto in questi anni, o i concessionari chiederanno di essere risarciti. L’art. 88 è chiaro: tutte le scommesse sono vietate al di fuori di quelle consentite della Stato”.
Intanto Stanley chiede a Magistro e al Mef un tavolo di confronto.
“Non ci potrà mai essere un accordo tra Stato e privato, altrimenti si va verso una disciplina manovrabile da ogni cittadino del Mondo. Al massimo serve un’altra disciplina”. cz/AGIMEG