Carli (Eurobet), “Necessarie efficaci azioni di controllo e contrasto contro gli operatori illegali”

Lo spoglio delle offerte economiche di lunedì scorso ha dimostrato che il mercato delle scommesse è ancora in grado di attirare forti investimenti, nonostante e nuove concessioni siano anomale, “precarie”. Ma ha anche chiarito che alcune delle questioni aperte – una per tutte il riassorbimento nel circuito legale degli operatori paralleli – rimarranno in sospeso fino al 2016. Agimeg ne ha  discusso con Giordano Carli, Direttore Commerciale di Eurobet, la compagnia che maggiormente ha creduto in questa gara.

Eurobet è la compagnia che ha investito maggiormente in questa gara – sia sotto il profilo dei diritti richiesti, sia sotto quello dell’offerta economica – e in questo modo raddoppierà la propria presenza sul territorio italiano. Quali sono stati i fattori determinanti che vi hanno spinto a fare un simile investimento?

Eurobet ha dimostrato, sin dal 2006, di credere nello sviluppo del mercato italiano del betting, continuando ad investire per la crescita del proprio business ed il rafforzamento del proprio brand. Il bando ci ha offerto la possibilità di valutare un nuovo posizionamento dell’azienda nel settore storicamente più vicino agli interessi del gruppo, dandoci la possibilità di fare ulteriormente leva sulle nostre capacità distintive, quelle proprie di un bookmaker di caratura internazionale con servizi personalizzati per i propri clienti.

Quali criteri – anche logistici – seguirete per aprire le nuove agenzie?

Siamo stati impegnati negli ultimi mesi in un’importante azione di ristrutturazione della nostra rete di vendita, finalizzata non solo ad un miglioramento dei risultati economici complessivi del gruppo ma anche e soprattutto nella selezione di partner in grado di sfruttare al meglio le potenzialità derivanti dalla gestione di un punto Eurobet. A conclusione di tale azione è anche cambiata la “geografia” dei nostri attuali negozi in Italia, con una più marcata presenza in alcune regioni del sud Italia. I diritti per l’apertura dei nuovi saranno assegnati tenendo fermi i principi che hanno ispirato le nostre più recenti azioni: individuare partner che sappiano valorizzare il business insieme a noi. Tale caratteristica è, di fatto, solo in parte dipendente dall’area geografica e, pertanto, riteniamo che ci sia l’opportunità di far bene in tante province italiane.

Se poteste tornare indietro, ripresentereste l’offerta negli stessi termini?

Nonostante le perplessità derivanti dall’eccessivo contenzioso che ogni procedura di selezione determina in Italia, con conseguente incertezza sui tempi di assegnazione delle concessioni, se tornassimo indietro non cambieremmo niente della nostra strategia. Crediamo fermamente nelle potenzialità di crescita della nostra azienda e nella capacità di valorizzare l’importante investimento che abbiamo previsto per questa gara.

La gara delle 2mila agenzie è stata criticata più volte per la durata troppo contenuta dei diritti, un aspetto al quale sembrate non aver dato eccessivo peso. Nella gara del 2016, che vantaggi conserverà chi ha già una forte presenza sul territorio? Sotto quali aspetti, invece, c’è il rischio che debba ripartire da zero? Secondo voi, il Legislatore cercherà di conservare in toto il modello concessorio attuale, o dovrà apportare dei cambiamenti sostanziali?

L’allineamento della scadenza delle concessioni nel settore delle scommesse è un principio voluto dal legislatore che ci sentiamo di condividere. Certo, sarebbe stato auspicabile che la procedura in corso avesse avuto tempi più rapidi, ma le colpe del ritardo non sono state sin qui imputabili alla macchina burocratica che la sovraintende, bensì al contenzioso che sistematicamente viene generato per ostacolare qualsiasi sviluppo relativo al settore dei giochi italiano. Un ipotetico futuro abbandono del sistema concessorio dovrebbe discendere da valutazioni strategiche che comporterebbero un ripensamento complessivo della struttura del settore. Vista l’attuale incertezza che caratterizza lo scenario politico italiano, è difficile fare delle previsioni sensate su un argomento tanto delicato. La nostra azienda, per adesso, è concentrata nel cogliere le opportunità del mercato nell’ambito delle regole che ne governano l’attuale funzionamento, regole che abbiamo sin qui difeso appoggiando più volte, anche in sede giudiziaria, l’azione dell’amministrazione.

La gara sotto alcuni profili è stato un successo, sotto altri un grande fallimento. Mi riferisco in particolare alla mancata partecipazione dei bookmaker esteri che operano parallelamente in Italia. Cosa succederà nell’immediato, e cosa sarà necessario fare prima della prossima gara?

In merito alla partecipazione dei bookmaker stranieri, non possiamo entrate in scelte strategiche di cui non conosciamo gli elementi di base. Certo è che, la gara Bersani ha dimostrato come non sia così semplice avere successo in un mercato del betting, quale quello italiano, caratterizzato da una forte competizione e da importanti specificità territoriali della domanda. Grandi gruppi internazionali, con consolidate esperienze in altri Paesi europei, non sono riusciti in passato a ritagliarsi uno spazio proporzionale alla loro notorietà ed agli investimenti fatti. Questi ed altri fattori hanno sicuramente contribuito a frenare la partecipazione di alcuni bookmaker esteri. Per quanto riguarda gli operatori che, nonostante la gara, hanno volontariamente deciso di continuare ad operare “parallelamente” in Italia, non possiamo che ribadire quanto già detto in precedenza in merito al rispetto delle regole dell’attuale sistema concessorio. Eurobet sarà sempre al fianco delle iniziative che le autorità preposte prenderanno per arginare le forme di irregolarità presenti in maniera diffusa sul territorio, tutelando in ogni sede i propri investimenti. Quello che per noi occorrerebbe fare, prima della prossima gara, qualunque sia il modello che la ispiri, è eliminare con decise ed efficaci azioni di controllo e contrasto, quelle attività irregolari/illegali che ancora oggi rappresentano non solo la peggiore forma di concorrenza sleale ma anche il primo elemento di insicurezza per il settore del gioco nel suo complesso.

gr/AGIMEG