Slot, sul regolamento di Genova si pronuncerà il Consiglio di Stato. Gli operatori chiedono il rinvio alla Corte Costituzionale

Chiedono nuovamente il rinvio alla Corte Costituzionale gli operatori degli apparecchio che hanno impugnato di fronte al Consiglio di Stato la sentenza del Tra Liguria che in sostanza legittima il regolamento anti-slot del Comune di Genova. La sentenza di primo grado – emessa ne febbraio scorso – censura infatti alcuni aspetti del regolamento di Genova (i limiti orari e l’obbligo retroattivo per le sale scommesse e slot già aperte di chiedere  l’autorizzazione comunale), ma ha salvato tutte le altre previsioni, a iniziare dalle distanze minime e dal divieto di pubblicizzare le sale. In appello vengono ripresentati i dubbi sulla legittimità costituzionale del regolamento già sollevati in primo grado. Tra gli altri, gli operatori sostengono che il Comune abbia travalicato i propri poteri: asserendo di voler adottare una serie di misure a tutela della salute, sarebbe invece intervenuto sulla questione del contenimento dell’offerta illegale che (per costante giurisprudenza sia della Corte Costituzionale, che di quella di Cassazione) ricade nella tutela dell’ordine pubblico, riservata allo Stato. Ma nel ricorso, gli operatori chiedono anche di annullare le parti del Regolamento di Genova rimaste in piedi, come le distanze dai luoghi sensibili. Il decreto Balduzzi – che secondo gli operatori ha bilanciato gli opposti interessi in gioco, e quindi deve essere considerato prevalente rispetto alle Leggi Regionali – ha riconosciuto luoghi sensibili solamente scuole, ospedali e strutture sanitarie, e luoghi di culto. La Legge della Liguria prima, e il regolamento di Genova poi, hanno invece esteso l’elenco. Peraltro, con la lettura che il Tar ha dato della norma, i luoghi sensibili non vengono tutelati in quanto frequentati dai soggetti più esposti, ma in quanto tali. Con le distanze, il regolamento in sostanza ha semplicemente espulso il gioco legale dal proprio territorio, favorendo al contrario quello illegale. Il tutto evidenzierebbe che il Comune non abbia effettuato un’adeguata istruttoria prima di adottare il provvedimento, finendo con l’ottenere un risultato opposto a quello della tutela dell’ordine pubblico. La data dell’udienza in camera di consiglio verrà stabilità nelle prossime settimane. rg/AGIMEG