Consulta Nazionale Antiusura “Per contenere il gioco d’azzardo i Comuni devono agire con competenza e continuità”

La Consulta Nazionale Antiusura con le 28 Fondazioni ad essa associate intende pungolare i sindaci affinché recepiscano nella sua pienezza l’ordinanza del Consiglio di Stato del 26 agosto scorso. La Sezione Quinta della suprema magistratura amministrativa in sede giurisdizionale – si legge in una nota – ha respinto il ricorso di un gestore di sala Slot contro il provvedimento che il comune di Imola aveva adottato per regolamentare orari e modalità di svolgimento della vendita di gioco d’azzardo, legittimamente esercitando, così, il suo compito (come definito nel TUEL, il Testo Unico degli Enti Locali) di tutela della comunità da effetti dannosi provocati da sale dove, con o senza l’ausilio di apparecchiature strumentali, si puntano denari. Si legge nello snodo decisivo del provvedimento: «Considerato che questa Sezione con la sentenza n. 3271 del 30 giugno 2014 ha avuto già modo di osservare che la circostanza che il regime di liberalizzazione degli orari sia applicabile indistintamente agli esercizi commerciali e a quelli di somministrazione non preclude all’Amministrazione comunale la possibilità di esercitare il proprio potere di inibizione delle attività per comprovate esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, oltre che del diritto dei terzi al rispetto della quiete pubblica, in caso di accertata lesione di interessi pubblici quali quelli in tema di sicurezza, libertà, dignità umana, utilità sociale, salute. Rilevato, altresì, che la Corte Costituzionale con la sentenza n. 220 del 18 luglio 2014 ha mostrato di ritenere plausibile la detta interpretazione giurisprudenziale nel senso che l’art. 50, comma 7, d.lgs. n. 267 del 2000 autorizza i sindaci a disciplinare gli orari delle sale giochi (ed esercizi ove siano installate apparecchiature per il gioco) anche in funzione di contrasto dei fenomeni di c.d. ludopatia; (…) il Consiglio di Stato respinge l’appello». La suddetta ordinanza potrebbe indurre a trarre una conclusione tanto sommaria quanto errata, cioè che i Comuni d’ora in avanti si troveranno la strada spianata per regolamentare sui propri territori il mercato dell’azzardo. Niente di più sbagliato. Da questo momento occorre che l’azione istituzionale si faccia più complessa e che sia sostenuta da un livello di competenza più elevato. La sentenza del 30 giugno –qui richiamata- parla di “accertata” lesione di interessi pubblici, ciò significa che gli amministratori pubblici possono –e dunque devono, per il bene dei propri concittadini- calibrare la presenza delle sale Slot e degli esercizi pubblici ove si svolgono i giochi di alea sulla base delle situazioni concrete in cui versano le aree interessate dalla loro presenza. Possono –e dunque devono- valutarne l’impatto caso per caso e area per area. La succitata ordinanza per Imola, a ben leggerla, contiene un paradosso (solo apparente, però). Essa richiama, per dare torto al gestore, la sentenza 3271 del giugno precedente, sempre del Consiglio di Stato, che invece aveva dato torto al Comune, quello di Desio, e accolto le ragioni del gestore ricorrente. Perché questo Comune è risultato soccombente, al contrario di quello romagnolo? Per non aver corroborato le proprie ragioni di tutela della salute pubblica con elementi circostanziati e concreti riferiti a situazioni specifiche. Per tali ragioni il Consiglio di Stato aveva dato torto al comune di Desio, ma nel contempo aveva affermato che laddove vi siano elementi concreti circa il “nocumento derivante dal notevole aumento della frequentazione dei luoghi ove sono posti gli esercizi in questione, con presunto e intollerabile incremento del traffico e del rumore e con conseguente compromissione della quiete pubblica”, l’Amministrazione municipale dispone, secondo l’ordinamento, cioè il TUEL, del potere di ordinanza e di regolazione. Chiudiamo con le ragioni del pungolo che la Consulta Nazionale Antiusura –dicevamo- intende muovere agli amministratori pubblici: i Comuni (e le Regioni) possono esercitare una potestà estremamente significativa sulla materia del gioco d’azzardo. Ma si richiede loro una volontà operosa, continuativa e responsabile. L’ascolto reale e concreto delle persone e delle famiglie con la conseguente approfondita conoscenza dei territori che sono chiamati ad amministrare. Tutto questo passa per la promozione di atti e di attività comunali orientati a fronteggiare l’impatto del commercio di gioco d’azzardo nel tessuto delle città anche attraverso un programma integrato e partecipato alle espressioni della comunità civica, che poi è quella che rimane impoverita, che si indebita e spesso ricorre al prestito a usura, che lambisce la deriva della dipendenza da gioco d’azzardo patologico, e che in diversi casi ha anche un riscontro clinico di GAP. E non solo di adulti si tratta, ma di sempre più minori. Tutto ciò a sicuro vantaggio della criminalità economica quando non organizzata, che come abbiamo dimostrato con la Ricerca del prof. Maurizio Fiasco presentata l’11 giugno in occasione dell’ultima Assemblea nazionale della Consulta, draga, portandoli alla propria foce, una quantità di denaro non registrata che equivale a quella di tutto il mercato dei giochi d’alea registrati. «Prossimamente ‒ ha affermato il Segretario e Vicepresidente nazionale della Consulta Antiusura, Mons. Alberto D’Urso ‒ invieremo, anche per il tramite delle Fondazioni, una lettera aperta a tutti i sindaci d’Italia, al ministero della Pubblica Istruzione, della Salute e alle altre Istituzioni competenti perché sulla prevenzione e sul contrasto al gioco d’azzardo nei territori locali si intervenga in rete». lp/AGIMEG