Scommesse, droga e doping: il lato oscuro del calcio britannico

Per questa volta a finire sotto i riflettori non sono i mali del nostro calcio bensì di quello che è da tempo considerato il modello da seguire: non solo squadre vincenti e finanziariamente in salute che giocano in stadi moderni e sempre pieni, ma, da quanto rilevato, in un sondaggio del noto magazine inglese “four-four-two”, sembra che il pallone sia gravemente malato anche oltremanica. In un’intervista anonima a 100 professionisti, dei quali ben 11 di Premier League sono stati rilevati dati sconcertanti su quello che succede tra gli addetti ai lavori. Un giocatore su 7 ha dichiarato di essere a conoscenza di partite truccate e di averci scommesso dopo adeguati suggerimenti, mentre la metà di essi ha rivelato l’uso smodato di droga da parte dei colleghi, cocaina per la gran parte, sopratutto nei periodi estivi per non essere poi più rintracciabile nelle analisi di inizio stagione. Per non parlare del doping, onnipresente anche ad alti livelli, e del delicato tema degli insulti razzisti in campo che sono dichiarati all’ordine del giorno da circa un quarto degli intervistati. Sempre il 25% circa ha reso noto che un calciatore gay farebbe meglio a tenere per sé il suo orientamento per non rischiare di essere irrimediabilmente isolato dal gruppo. gdc/AGIMEG