Totocalcio: Temperelli (Sisal), “Si gioca meno ma la schedina resta un rito”

Gli italiani giocano ancora la schedina? “Sì, perché il prodotto è rimasto quello di molti anni fa, pur con delle modifiche. Sicuramente gli importi giocati si riducono ogni anno, perché la concorrenza dei giochi sportivi è fortissima, però il Totocalcio continua a offrire l’opportunità, investendo importi molto bassi, di sperare di vincere premi da centinaia di migliaia di euro. La stessa schedina di domenica, se giocata non ad agosto ma tra qualche mese, quando il montepremi è più alto, avrebbe garantito una vincita molto più ricca. Di sicuro è una combinazione molto unica di risultati”. Lo sostiene Massimo Temperelli, direttore betting e Totocalcio di Sisal Matchpoint. Il  giocatore del Totocalcio “è sicuramente maturo anagraficamente, l’età media è più alta delle scommesse: sui 45 anni, chi scommette invece ne ha in media 5-6 di meno. E’ un giocatore che compilava la schedina già negli anni Ottanta, anche da ragazzino, uno che gioca da tanti anni e che è rimasto affezionato al Totocalcio. Che si presta ad essere giocato in gruppo, diventa una tradizione. Sappiamo quali riti vanno in scena nelle nostre ricevitorie”. E sulle tipologie di giocatori Temperelli ricorda – in un’intervista rilasciata oggi al Corriere dello Sport – che “ci sono i sistemisti, che spendono di più e fanno giocate più articolate, cercando di coprire meglio il pronostico. E poi ci sono i piccoli giocatori, che da venti-trenta anni spendono piccole cifre, due o quattro euro, sperando che prima o poi qualcosa di buono possa uscire e soprattutto godendosi la giornata di calcio, senza andare a studiare le quote e i palinsensti. Con le scommesse si può fare una giocata bella articolata, il che però richiede applicazione, scegliendo fra centinaia di partite e di pronostici. Il Totocalcio è semplice: ci sono 14 partite, quasi tutte italiane o di squadre di straniere molto conosciute, quindi lo studio da fare è limitato. Si mette un segno, serve poco tempo e basta un investimento piccolo piccolo, poi il fato decide”. Fare tredici è nel nostro lessico, ma oggi non basta più. Il passaggio al”14″ dal classico “13””risale a tanti anni fa, ormai è stato digerito. Il 14 è un’evoluzione che ha reso il gioco più difficile proprio per assecondare le esigenze dei giocatori – spiega Temperelli – il 13, soprattutto con i sistemi, usciva troppo di frequente e il montepremi veniva così diviso tra molte persone. Aumentare la complessità del gioco serviva a mantenere la vincita su livelli importanti e a non appiattire il gioco”. Una volta “il Totocalcio era l’unico legato al calcio, oggi compete con altri giochi ed ha un mercato di nicchia – conclude –  legato alla tradizione. Ma ancora oggi è uno dei marchi più riconosciuti”. lp/AGIMEG