Maxipenali, anche la Cassazione conferma la sanzione da 335 milioni per la Global Starnet. Respinto il ricorso contro la sentenza per revocazione

Le Sezioni Uniti della Corte di Cassazione confermano la sentenza emessa dalla Terza Sezione d’Appello della Corte dei Conti – al termine del giudizio di revocazione – sulle maxi-penali delle newslot. A chiedere la revocazione della condanna era stata la Global Starnet che in appello è stata chiamata a versare una maxi sanzione da 335 milioni di euro.

La vicenda parte oltre 15 anni fa, quando le concessionarie degli apparecchi da intrattenimento vennero chiamate a creare la rete di controllo delle newslot. La rete venne allestita con notevole ritardo rispetto agli step previsti dalla legge, in sostanza secondo la tesi sostenuta dalla Corte dei Conti questo avrebbe comportato un notevole sperpero di risorse pubbliche e l’impossibilità di controllare per diversi anni i flussi delle giocate. Nel corso del giudizio la maggior parte delle compagnie hanno chiuso la vicenda approfittando di una sanatoria, la Global Starnet è una delle due compagnie che è giunta alla sentenza d’appello, e qui appunto è stata condannata a pagare una sanzione da 335 milioni.

Peraltro, sulle penali sono stati avviati anche dei procedimenti amministrativi, e in questo caso Tar e Consiglio di Stato hanno dato ragione alle compagnie ritenendo che gli ostacoli incontrati durante la realizzazione della rete non fossero prevedibili. Giudizio amministrativo e giudizio contabile affrontano aspetti – almeno in parte – differenti della stessa vicenda: si può dire che Tar e Consiglio di Stato abbiano affrontato le clausole penali previste nel caso dei ritardo; la Corte dei Conti invece ha verificato se quel ritardo abbia determinato un danno erariale. Le compagnie tuttavia sostengono che ai fatti le pronunce si sovrappongano e questo contrasta i principi del giusto processo: hanno quindi portato la questione anche di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

La Global ha impugnato la condanna di fronte alla stessa Sezione d’Appello della Corte dei Conti per chiedere la revocazione della sentenza, ma i giudici hanno confermato la propria tesi. A questo punto la compagnia si è rivolta alla Corte di Cassazione, sostenendo che i giudici contabili sarebbero andati oltre i poteri loro riconosciuti dalla legge. La Suprema Corte tuttavia replica che la parte contestata dalla compagnia “non è l’unica ratio decidendi posta a sostegno della decisione”, e la concessionaria non ha contestato invece “quella relativa alla qualificazione del vizio denunciato come valutativo-interpretativo e non percettivo”. lp/AGIMEG